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Rifiuti: Costa a Salvini, gli inceneritori non sono nel contratto
POLITICA
17 novembre 2018
Rifiuti: Costa a Salvini, gli inceneritori non sono nel contratto
Redazione

NAPOLI  – “Il mio no agli inceneritori non è apodittico ma argomentato, e si tratta di argomenti di cui si è parlato nella fase preparatoria del governo, infatti sono nel contratto di governo firmato perché esisteva un accordo di tutti”. Lo afferma il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, in due interviste in cui ribadisce il no ai termovalorizzatori proposti da Matteo Salvini: “Sono il fallimento del ciclo integrato, e con l’incremento della differenziata tra qualche anno saranno inutili”. In Campania “non c’è emergenza ma sofferenza. Ci vedremo lunedì a Caserta per affrontare la questione roghi tossici. Ci saranno sette ministri, il presidente del Consiglio e il presidente della Regione”, spiega Costa. “Firmeremo un piano d’azione. A 200 militari toccherà presidiare i siti individuati dai comitati per l’ordine e la sicurezza pubblica riuniti dalle prefetture. Ma ci saranno anche 100 carabinieri che avranno il compito di investigare: si costituisce un nucleo ad hoc per stanare ecomafiosi”, mentre “i medici di base si sono offerti di effettuare in modo volontario il monitoraggio sanitario che ci permetterà di sapere perché e dove ci si ammala”. Guardando anche al resto dell’Italia, “sto lavorando a un disegno di legge. Si chiamerà ‘Terra mia’ per dare il senso del desiderio di riappropriarsi delle terre combattendo chi commette reati ambientali” annuncia Costa. “Si agirà in fase preventiva: prima di attivare una gestione di rifiuti, ad esempio, le aziende dovranno fornire una garanzia per evitare che in caso di fallimento sia sempre lo Stato a doversi fare carico degli oneri. Ci saranno poi norme che equipareranno chi commette reati di strage ambientale ai mafiosi prevedendo l’inversione dell’onere della prova”. Per Costa, inoltre, “bisogna vietare a chi si è macchiato di reati ambientali di partecipare agli appalti, e impedire alle amministrazioni di concedere autorizzazioni”

Roghi rifiuti e mafie al centro della conferenza di Napoli 

“Sulla questione dei “roghi tossici in Campania lo Stato deve intervenire in modo muscolare. E’ arrivato il momento di dire mo’ basta, per dirla in napoletano”. Il ministro dell’ambiente Sergio Costa è netto nell’affrontare il tema dei roghi tossici appiccati dalla criminalità organizzata in Campania. Lo fa nell’ambito della prima delle tre giornate su “Sicurezza e Legalità”, organizzate a Napoli dalla Regione Campania insieme all’Eurispes e alle Direzione Nazionale Antimafia. Sul tappeto tutti i temi della sicurezza ma il più forte è quello legato ai rifiuti, visto che la situazione campana resta precaria. E sui rifiuti si sofferma anche il procuratore nazionale antimafia Federico Cafiero De Raho che ricorda come “ci sono indagini in corso per capire se gli incendi nei siti di stoccaggio dei rifiuti siano provocati dalla criminalità organizzata per creare uno stato di emergenza o siano gli stessi soggetti gestori dei siti, che raggiungendo livelli di insopportabilità dei rifiuti, sono costretti a incendiarli”. Per il capo della procura antimafia però, deve restare altissima anche la vigilanza “nei luoghi in cui vengono accumulati i rifiuti, le discariche devono essere monitorate con l’esercito”. Il governatore campano Vincenzo De Luca invita tutti a “non fare ammuina sui rifiuti”, ma ricorda anche che la sicurezza è un concetto più ampio che “riguarda – afferma – la vita delle persone in un momento in cui molti sono pronti a una limitazione della libertà personale pur di averla”. Il governatore ricorda l’impegno della Regione in programmi a lunga scadenza come “Scuola viva” e “Scuola di comunità”, ma afferma anche che “la repressione è ineludibile e ci vuole fermezza assoluta perché la sicurezza la garantisce lo stato democratico o alimenteremo spinte autoritarie”. De Luca ricorda che “la differenza tra una forza politica e una di pura testimonianza è che devi rispondere per l’oggi, cioè rispondere a un padre di famiglia che teme che la figlia di 18 anni non torni la sera a casa. Poi ci si può dividere sull’idea che la repressione sia sufficiente o risolutivo ma non posso rinunciare a intervenire oggi davanti alle baby gang o a chi spaccia la domenica mattina o davanti alle scuole”. Temi, come pure quello del volto criminale dell’immigrazione, che verranno affrontati domani nei tavoli tematici, prima delle conclusioni e le proposte di domenica

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