Torre del Greco. La pacchiana targa all’ingresso non lascia spazio a dubbi: assessore Gennaro Granato. Ma, bussando alla porta in mogano dell’elegante stanza al primo piano del complesso La Salle, a premere il pulsante di apertura della serratura non è più l’ex segretario particolare dell’onorevole Gioacchino Alfano bensì il neo-avvocato capo Antonioluigi Iacomino. A cui sono bastati meno di dieci giorni in municipio per «sfrattare» il delegato al bilancio della giunta comunale targata Giovanni Palomba: uno sfratto non privo di tensioni all’ombra del Vesuvio, perché inizialmente Gennaro Granato non avrebbe voluto cedere il passo (e il posto) al nuovo dirigente nominato il 28 dicembre del 2018.
Solo davanti alle «pressioni» del sindaco – pronto a puntare sulla necessità di avere un dirigente a stretto contatto con i riferimenti del suo settore – l’esponente della lista civica Ci vuole coraggio si è deciso a lasciare la «sua» stanza: «Si tratta dell’ennesima sconfitta della burocrazia rispetto alla politica – l’amara riflessione di Gennaro Granato – Ormai si è persa qualsiasi forma di garbo “istituzionale” e i funzionari sono diventati veri e propri signori del Comune: il mio non era un capriccio, perché non è una stanza a fare un assessore. Piuttosto, era una questione di principio: in sei mesi non è il primo episodio del genere».
Chiaro il riferimento alla precedente querelle tra l’assessore alle politiche sociali Luisa Refuto e il super-dirigente d’oro – il decano dei funzionari comunali – Ernesto Merlino. In un primo momento l’assessore di riferimento del «soldato» Luigi Caldarola e dell’ex golden boy Stefano Abilitato aveva ottenuto la stanza in passato utilizzata da Valerio Ciavolino all’epoca in cui era sindaco. Poi, a dispetto della disponibilità di Ernesto Merlino a trovare una diversa sistemazione, l’assessore alle politiche sociali – sempre su input del sindaco – venne dirottata in una stanza al primo piano di palazzo Baronale, a due chilometri dagli uffici del suo settore. Non propriamente la soluzione ideale, ma utile a «salvaguardare» il funzionario d’oro. Perché, come sostenuto dall’assessore «sfrattato» dall’ultimo arrivato, in municipio «ora i veri signori sono i dirigenti».