Torre del Greco. Davanti allo spettro del carcere è stato colto da un improvviso malore, capace di costringere Vincenzo Maida – assessore di Forza Italia ai tempi del sindaco Valerio Ciavolino -a ricorrere alle cure dei sanitari del pronto soccorso dell’ospedale Maresca. L’ex politico è la «vittima eccellente» dell’ultimo round giudiziario dello scandalo abusivopoli all’ombra del Vesuvio, l’inchiesta incentrata intorno al giro di mazzette e favori incassati dalla cricca di vigili urbani e tecnici comunali per chiudere un occhio sulle colate di cemento selvaggio all’ombra del Vesuvio: i giudici della suprema corte di Cassazione hanno, infatti, giudicato inammissibile il ricorso presentato dal sessantottenne e confermato la condanna a sei anni e 9 mesi di carcere decisa in appello per gli abusi edilizi realizzati all’interno della propria abitazione e per le false certificazioni di presenza all’interno delle commissioni consiliari di palazzo Baronale. Ma, in attesa dell’ordine di carcerazione, a oggi Vincenzo Maida resta sotto osservazione medica.
Il filone politico
Diverso, invece, l’esito giudiziario per i restanti due politici finiti nell’inchiesta: l’ex sindaco Ciro Borriello e l’ex consigliere comunale Nicola Donadio si sono visti annullare la sentenza di secondo grado – condanna a un anno di reclusione per soppressione di atti veri – alla luce dell’intervenuta discussione. Entrambi i ricorsi sono stati ritenuti ammissibili e accolti con rinvio a una differente sezione della corte d’appello di Napoli relativamente alla parte del pagamento da riconoscere alle parti civili. Insomma – non fosse intervenuta la prescrizione – la partita sarebbe stata, in ogni caso, aperta. Sempre grazie al tempo passato dall’arresto – avvenuto a ottobre del 2011 – il vigile urbano Gaetano Pelosio si è visto cancellare la condanna a sei mesi di reclusione.
La stangata alla cricca
Davanti alla Cassazione le accuse costruite dalla procura di Torre Annunziata per la cricca di vigili urbani e tecnici comunali hanno sostanzialmente retto. Dichiarato inammissibile il ricorso di Ciro Pagliuso: l’ex tecnico dell’ufficio urbanistica si è visto confermare i 5 anni e dieci mesi del secondo grado e aspetterà a casa l’arrivo dei carabinieri per il trasferimento in carcere. A Enrico Bianco, il geometra «tuttofare» di palazzo La Salle, confermata la condanna a 7 anni e due mesi decisa in appello con l’eccezione di quattro mesi «scalati» per l’annullamento di un campo di imputazione e il rinvio a una diversa sezione di secondo grado per un altro capo d’imputazione. Sempre in appello e sempre per un solo capo d’imputazione dovrà tornare Errico Sorrentino – l’ex cerimoniere dell’ente di palazzo Baronale – intorno a cui in municipio si erano inizialmente sparse voci su una presentazione volontaria presso il carcere di Benevento. L’ex vigile urbano, invece, si trova regolarmente a casa. Diverso, infine, il destino di Francesco Di Maio: l’ex vigile urbano – condannato in appello a 8 anni – si è visto annullare diverse ipotesi di reato, con rinvio in appello per la ridetermiazione della pena. Dunque, il calcolo finale della condanna potrà essere effettuato solo al termine del nuovo processo-bis. Identico discorso per gli ex vigili urbani Giuseppe Mazzella – condannato in appello a 4 anni – e Pasquale Migliozzi, destinato a essere salvato dalla prescrizione.
I ricorsi inammissibili
Giudicati, invece, inammissibili i ricorsi di tutti gli imputati finiti a processo per «posizioni minori». Confermate, dunque, le condanne a carico di Mario Di Cristo, Raimondo Dottrina, Ferdinando Formicola, Giovanni Salerno e Bernando Tamburrino. A chiudere l’elenco i restanti componenti della famiglia di Vincenzo Maida: il fratello Roberto Maida e la figlia Valentina Maida – entrambi accusati di un falso certificato di malattia – si sono visti confermare gli 8 mesi di reclusione con pena sospesa stabiliti dai giudici della corte d’appello di Napoli.
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