NAPOLI – Gli investigatori non lo confermano, ma la pista più accreditata per la sparatoria del pomeriggio del 3 maggio scorso in piazza Nazionale, a Napoli, non è quella di un agguato di camorra, ma piuttosto di una vendetta per una vicenda privata. Diversi elementi vanno in questa direzione. Immagini delle telecamere di videosorveglianza dei negozi vicini all’ “Elite Cafè”, il bar teatro della sparatoria, e testimonianza raccolte, confermano che a sparare sarebbe stato un unico uomo, il personaggio vestito di nero, di corporatura robusta e di statura non alta. Anche le modalità della sparatoria, i tanti colpi esplosi a vuoto, con mira approssimativa, le testimonianze secondo le quali l’ arma , forse una calibro 9 , si sarebbe inceppata, lasciano pensare cha ad agire non sia stato un sicario di un clan camorristico. Le condizioni di Salvatore Nurcaro, il 32enne originario del quartiere San Giovanni Teduccio, bersaglio del killer, sono migliorate. Il pregiudicato (precedenti per riciclaggio ed altri reati, ma non per associazione di stampo camorristico) potrebbe essere interrogato nei prossimi giorni e fornire indicazioni decisive per l’ identificazione dell’uomo che ha cercato di ucciderlo ed ha ferito la piccola Noemi, di 4anni, e la nonna, cinquantenne.
CRONACA
8 maggio 2019
Sparatoria a Napoli: si stringe il cerchio su chi ha sparato