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Terzigno. Così il boss evitò la faida: «Non voglio alcuna vendetta»
PAESI VESUVIANI
29 maggio 2019
Terzigno. Così il boss evitò la faida: «Non voglio alcuna vendetta»
Andrea Ripa

Il clima di tensione che si respirava all’interno del clan era esplosivo. Il grido di vendetta dei soldati della cosca, dopo il ferimento in strada del portavoce del boss Alfredo Batti, Nunzio Fabbrocini, era assordante. Ma nonostante all’interno dell’organizzazione qualcuno stesse pianificando l’agguato contro chi aveva cercato di mandare un segnale al capo dei “milanesi”, Alfredo Batti si oppose e disinnescò sul nascere quella che avrebbe potuto essere una delle più cruente guerre di camorra degli ultimi 10 anni all’ombra del Vesuvio. I retroscena sulla trattativa e sull’intenzione di Nunzio Fabbrocini di vendicarsi dopo essere stato vittima di un agguato sono contenuti nelle 500 pagine di ordinanza, firmata due settimane fa dal gip di Napoli, Antonella Ferrigno, che hanno decapitato l’emergente organizzazione criminale con base nel quartiere di Santa Maria la Scala, a San Giuseppe Vesuviano.

Leggi l’articolo completo su Metropolis in edicola o vai alla versione digitale

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