Castellammare è la cartina di tornasole della crisi della sinistra italiana. La Stalingrado del Sud, la piccola città di Ferrarotti, il paesone rosso dove gli operai organizzavano la festa dell’Unità e il Pci prendeva caterve di voti, ha abbandonato la sinistra. Facendo eleggere nell’ultima tornata elettorale un primo cittadino forzista. Fa nulla che, però, nel suo passato vi fosse anche l’incarico di segretario cittadino del Pd stabiese. Da un segretario a un commissario: Costantino Aitra ha raccolto l’eredità difficile di un partito allo sbando. Dilaniato dalle faide interne, distrutto dai signori delle tessere. E, a proposito di crisi della sinistra, Aitra ha le idee chiare. «Ho letto l’editoriale del Direttore di Metropolis. Capisco la critica, ma non vengono affrontate le cause per cui la sinistra italiana vive un momento di crisi».
Commissario Aitra, quindi perché? Quali sono state queste cause?
«Una delle cause è sicuramente perché siamo stati inadeguati ad affrontare le crisi economiche e finanziarie degli ultimi dieci anni. Con la crisi del sistema economico, la domanda di protezionismo era forte, perché il ceto medio regrediva. Noi abbiamo provato con le scorciatoie, abbiamo provato a metterci la pezza. Ma era insufficiente: quando questa forma di protezionismo è stata attuata dalla destra dei leghisti e dei grillini, loro hanno avuto una credibilità maggiore».
Non c’è mai stato un momento in questi anni in cui la sinistra e il Pd hanno provato a cambiare qualcosa?
«Io credo di sì: quando abbiamo capito 4-5 anni fa con Pierluigi Bersani che nel partito diceva a gran voce che dovevamo rivedere una sinistra che guardasse anche a queste nuove forme di garanzia e tutela. Bersani avvisava che così saltavano i modelli, perché il nostro riformismo è di maniera, ancorato a logiche degli anni ’90. Ma nessuno ha ascoltato Bersani: noi siamo rimasti lì a litigare perché pensavamo alla gestione del partito. E il nostro ceto medio è andato sempre più in basso, fino a diventare ceto povero. Lì abbiamo perso, ma quel ceto si è rintanato e si è fatto trovare poi da Salvini e dai grillini».
Insomma avevate capito il problema, avevate fatto la diagnosi. Ma avete sbagliato la cura..
«Anche ammettendo che abbiamo sbagliato risposta, la verità è che lì ci siamo fatti fregare dai personalismi, dalla lotta sul leader e non sui contenuti. Non abbiamo avuto la capacità di capire che sulla riforma costituzionale avremmo dovuto buttare il cuore oltre l’ostacolo. Dovevamo essere riformisti sul serio. Dovevamo spiegare come cambiare il mondo del lavoro, coi giovani, come immaginare una riforma costituzionale. E qui forse, se Renzi sul 4 dicembre non avesse eccessivamente personalizzato la sfida, forse staremmo parlando di altro».
Errori su errori, quindi…
«Tutto quello che potevamo sbagliare l’abbiamo sbagliato, questo lo dico spesso. Ed anche a livello cittadino le cose sono andate male. Due scioglimenti sono assurdi, partendo da Ersilia Salvato, diventano tre».
A un certo punto la Stalingrado del Sud, la Castellammare rossa, vi ha voltato le spalle.
«Certo, ed è venuta fuori la destra bobbiana che prima non esisteva. Come sindaco Boccio prese più di ventimila voti. Era un segnale che ci doveva far capire che il nostro elettorato si era stancato. Credo che il nostro trauma sia stato però lo scioglimento di Ersilia Salvato. Lotte, sfide personalistiche, che non abbiamo mai digerito, ferite che non abbiamo mai sanato».
Ma come si esce da questa crisi? Come si torna ad essere sinistra?
«Io ci ho provato facendo una cosa banalissima. Ci vuole che si torni a fare ciò che devono fare i partiti. La loro funzione è mettere insieme le persone, essere interfaccia tra cittadini, sindacati, istituzioni. Abbiamo organizzato, ad esempio, un incontro con Eav: il presidente De Gregorio e il presidente della commissione trasporti Cascone hanno spiegato alla gente le loro idee. E’ stato utile. A breve ne faremo un altro sulla balneabilità, con il presidente del gruppo regionale Mario Casillo. Anche perché, forse, la questione non è stata compresa. Faremo incontro sui progetti per fondi europei. I partiti fanno questo».