Torre del Greco. Finirono dietro le sbarre del carcere – accusati di avere intascato mazzette e regali per «chiudere un occhio» sugli abusi edilizi realizzati all’ombra del Vesuvio – a ottobre del 2010. E a ottobre del 2019, esattamente a nove anni di distanza, sono stati costretti a dire addio al posto di lavoro. L’ultimo capitolo dello scandalo abusivopoli è andato in scena in un ufficio dell’ente di palazzo Baronale, dove il responsabile del settore personale ha notificato ai capi della cricca – attualmente detenuti e rappresentati dai propri avvocati – il definitivo licenziamento dal Comune. Un procedimento avviato già all’epoca delle manette e concluso a otto mesi dalla sentenza di cassazione.
I capi della cricca
Sotto i riflettori della commissione disciplinare del municipio erano finiti i quattro indagati per corruzione, reato punito per legge con il «benservito» dalla pubblica amministrazione. Ovvero, Errico Sorrentino – l’ex cerimoniere dell’ente di largo Plebiscito, ritenuto il «riferimento» di vigili urbani e tecnici comunali – Francesco Di Maio, Enrico Bianco e il geometra Ciro Pagliuso. I primi due facevano parte del corpo di polizia municipale – assegnati al settore anti-abusivismo – e i secondi due erano, invece, tecnici del settore urbanistica. Già durante il periodo di detenzione cautelare i quattro capi della cricca erano stati sospesi a tempo indeterminato e – a differenza dei restanti colleghi, a cui venivano contestati episodi minori e un ruolo marginale all’interno del «sistema» messo in piedi all’ombra del Vesuvio – non erano mai stati reintegrati in servizio, neanche con mansioni differenti rispetto al passato. Dopo la condanna definitiva della Cassazione, poi, il procedimento disciplinare è stato chiuso con l’inevitabile licenziamento. Aveva già dato il suo addio al Comune, invece, Errico Sorrentino: l’ex fedelissimo di Ciro Borriello aveva, infatti, raggiunto l’età della pensione durante gli interminabili otto anni di battaglie giudiziarie.
Il verdetto definitivo
La pietra tombale sullo scandalo abusivopoli all’ombra del Vesuvio è stata messa dai giudici della suprema corte di Cassazione lo scorso 31 gennaio. Gli ermellini di Roma mantennero sostanzialmente inalterato il castello accusatorio costruito dalla procura di Torre Annunziata – capace di reggere già in primo grado e in Appello – e condannarono Errico Sorrentino a circa 9 anni di reclusione, compresi gli «sconti» decisi per intervenuta prescrizione. Identico verdetto per Enrico Bianco, il geometra «tuttofare» condannato a 7 anni e due mesi in Appello a cui gli ermellini di Roma «scalarono» solo quattro mesi. Venne dichiarato inammissibile, invece, il ricorso di Ciro Pagliuso: l’ex tecnico dell’ufficio urbanistica si è visto confermare i cinque anni e dieci mesi del secondo grado e venne successivamente prelevato a casa dai carabinieri per il trasferimento dietro le sbarre del carcere. Diverso, infine, il destino di Francesco Di Maio: l’ex vigile urbano – condannato in Appello a 8 anni – si è visto annullare diverse ipotesi di reato, con rinvio in appello per la rideterminazione della pena. Dunque, il calcolo finale della condanna potrà essere effettuato solo al termine del nuovo processo-bis. Ma, intanto, il vigile urbano entrato in Comune a vent’anni dalla vittoria del concorso pubblico resta in cella. E all’uscita non potrà riprendere il posto di lavoro inseguito per due decenni.
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