Tra qualche mese Salvatore Prisco compirà settanta anni. Oltre la metà li ha vissuti dietro a una cattedra a insegnare ai ragazzi della Federico II diritto pubblico, trascorrendo il tempo libero a coltivare la passione per il giornalismo. Oggi è ancora lì, nella trincea della rete, a diffondere cultura e speranza dietro una webcam. A spiegare ai ragazzi che anche una pandemia può diventare un’occasione di riscatto. Un modo per costruire, dalle ceneri, un mondo migliore.
Professore, come trascorre il suo tempo, come combatte la noia?
«Ma quale noia. Io sono al lavoro anche oggi. Sto tenendo un corso web di diritto e letteratura. Ai ragazzi faccio studiare la peste dalle opere di Manzoni, Boccaccio, Camus».
Cosa ci insegnano questi autori su come affrontare la situazione che stiamo vivendo?
«Ci insegnano che certi eventi rappresentano uno spartiacque della storia. Possono essere una grande occasione per trasformare in meglio i rapporti sociali. Per riuscire a mettere da parte l’egoismo a favore di una solidarietà globale». Sembra complicato immaginarlo oggi
«E’ vero ma dobbiamo smetterla di riflettere sulla realtà con il respiro corto. Altrimenti non andiamo da nessuna parte».
Cosa la preoccupa di più di questa pandemia?
«Mi preoccupa la crisi della sanità e anche l’atteggiamento verso gli anziani».
A cosa si riferisce?
«Al fatto che se in un ospedale c’è un letto solo e ci sono due malati il più vecchio viene lasciato morire. E’ un concetto cinico, spietato, egoista. Non viene nemmeno concessa la possibilità di scegliere. Le faccio un esempio».
Dica pure
«Quel sacerdote di Bergamo che è morto per aver lasciato il suo respiratore a un paziente più giovane ha fatto un gesto straordinario. Ma ha scelto lui di sacrificarsi. Non è stata un’imposizione. Anche in America, in queste ore, stanno stilando una gerarchia dei pazienti da curare. Per me è assurdo tutto questo».
Non ha mai fatto mistero delle sue idee politiche. Secondo lei il Governo sta facendo tutto il necessario?
«Il Governo, seppur con i suoi limiti, sta affrontando questa vicenda con coraggio. E’ necessario un accentramento del potere in questa fase, anche se poi si dovrà discutere sulle norme. Servono leggi chiare per affrontare questioni del genere».
Non teme che una volta usciti da questa situazione possa essere a rischio la tenuta democratica del Paese?
«La globalizzazione richiede effettiva, non egoistica, cooperazione internazionale, nonché standard di garanzie democratiche e trasparenza scientifica condivisi. Al Sud servono misure chiare, perché il 60% qui lavora in nero e vive di espedienti. Ora la sfida è economica».
Come se ne esce?
«Quando tutto sarà finito bisognerà ricostruire dalle basi. A cominciare dallo Stato sociale. Occorreranno interventi importanti e anche un nuovo spirito. Più solidarietà, meno egoismo, più cooperazione. Altrimenti non avremmo imparato nulla da questa lezione».
Per ora la politica ha fatto poco sotto questo aspetto
«Come direbbe il nostro Governatore, Vincenzo De Luca: “primum vivere deinde philosophari».