«Vivo in Italia con la mia famiglia da molto tempo, Pompei è diventata la nostra seconda casa. Io, mia moglie e i bambini siamo innamorati di questa terra. Che è multietnica e ora, come la nostra Cina, sconvolta dal Coronavirus. Anche noi cinesi siamo parte dell’Italia, il virus è il nemico comune di tutta l’umanità. E’ per questo che regalo mascherine ai pompeiani. Le lascio nella cassetta della posta». Lorenzo Weng è nato a Wenzhou, la città d’origine dei cinesi d’Italia. Si trova a sud della provincia dello Zhejiang, da dove provengono il 90% delle comunità di immigrati cinesi in Italia e in Europa. Pure Lorenzo, circa dieci anni fa, ha fatto la stessa scelta di molti connazionali.E’ partito per l’Italia con sua moglie, Na Li, e ha deciso di restarci per sempre. Insieme, Lorenzo e Na Li hanno costruito la loro famiglia a Pompei, aprendo un fornitissimo bazar in via Nolana. Il suo nome è “Happy Shopping” e prima della pandemia faceva affari. Poi è arrivato il maledetto virus e Lorenzo ha abbassato la serranda. Il negozio è chiuso dal 26 febbraio, perchè il cinese che adesso dona mascherine ai pompeiani ha voluto anticipare il “lockdown”.Lorenzo lo ha fatto come gesto di «consapevolezza sociale» e di solidarietà per quella che lui stesso definisce «la mia seconda città Natale». Quella Pompei che lo ha accolto, insieme alla moglie Na Li, e dove oggi è ben voluto da tutti. La Cina sembra aver sconfitto il Coronavirus. L’Italia, invece, resta in quarantena e prega. Ma in periferia, a Pompei, i cittadini sono disarmati. In molti nemmeno hanno una banale mascherina anti-contagio. E allora, da due giorni, Lorenzo le produce con della stoffa bianca e le consegna. Si mette in auto, un vecchio furgone “Wagon” grigio, raggiunge i palazzi che sono fuori città. Infine lascia una busta delle lettere nella cassetta per la posta. Dentro la busta ci sono almeno due mascherine. Fuori, invece, è scritto un messaggio arcobaleno di speranza: “Andrà Tutto Bene. #Forza Italia #Forza Cina. Un semplice gesto, un semplice aiuto. Mascherine gratis”. L’inno alla solidarietà è completato da uno schizzo che raffigura due mani. Una è tricolore, l’altra ha invece il rosso accesso e le cinque stelle gialle della Repubblica Popolare. Sono mani che si stringono, idealmente, nell’attesa che prima o poi tutto passi. Finita la missione, Lorenzo torna a casa. Ma ad accoglierlo non c’è la moglie. La sua Na Li, prima della pandemia, era volata a Wenzhou con la figlioletta di tre anni per festeggiare il capodanno cinese. Subito dopo, Na Li ha però trovato il blocco dei voli.
CRONACA
28 marzo 2020
Il cinese che dona mascherine: “Lascio le buste nelle cassette postali”