Torre del Greco. Sono state il «dramma nel dramma» della Lombardia, la regione italiana maggiormente colpita dal Coronavirus. E sono state focolaio di infezioni pure in Campania, dove è stato nominato un responsabile unico dell’Asl Napoli 3 Sud per gestire i casi critici di Ercolano e Sant’Anastasia in cui il numero dei morti è arrivato complessivamente in doppia cifra. Eppure, a Torre del Greco – la città della provincia di Napoli falcidiata dal «mostro» arrivato dalla Cina, con 19 morti e 89 contagiati – il destino di circa 120 anziani ospiti in tre differenti case di riposo dipende solo dalla «fortuna». Perché, a dispetto dell’allarme scattato già a fine marzo, all’ombra del Vesuvio, i tamponi preventivi richiesti dal sindaco Giovanni Palomba al direttore generale Gennaro Sosto restano un miraggio.
Lo scambio epistolare
La tensione a Torre del Greco era salita lo scorso 30 marzo, quando – evidentemente preoccupato dalle notizie provenienti da varie residenze assistenziali per anziani della Campania – i responsabili di tre case di riposo del territorio avevano invitato il primo cittadino a sollecitare un intervento dell’Asl Napoli 3 Sud per tenere sotto controllo il quadro clinico di tutti gli ospiti. Un invito raccolto al volo da Giovanni Palomba, pronto a sollecitare il direttore generale per «prevedere tamponi preventivi da praticare a tutti gli anziani e al personale sanitario e parasanitario della case di riposo del territorio: Miglio d’Oro, Ricovero della Provvidenza e Villa del Sole». Una richiesta giustificata «dal carattere particolarmente diffusivo dell’epidemia e dall’incremento di di casi in città nonché dai particolari rischi in cui incorrono le Rsa, come attestato dagli organi di stampa nazionali e locali». Alla missiva arrivata da palazzo Baronale, il manager Gennaro Sosto rispondeva già il primo aprile rassicurando «una ricognizione della case di riposo insistenti su tutto il territorio dell’Asl Napoli 3 Sud, al fine di organizzare le attività di controllo sanitario». Tutto risolto? Macché.
La lenta agonia
In una situazione di potenziale pericolo sono passate tre settimane senza interventi di sorta. I tamponi preventivi non sono stati effettuati e 120 anziani – così come il personale sanitario e parasanitario – restano aggrappati alla speranza di non vedere mai il virus varcare la soglia della propria casa di riposo. L’unica verifica è stata effettuata lo scorso week end presso villa del Sole, dopo l’invio di una lettera anonima – in cui venivano ventilati casi di contagio tra gli ospiti – al sindaco Giovanni Palomba, prontamente inoltrata dal primo cittadino ai vertici dell’Asl Napoli 3 Sud. Al termine di un rapido scambio di pec, l’allarme è rientrato. Senza alcuna rassicurazione sull’esecuzione dei tamponi preventivi.
I test rapidi
Mentre a Torre del Greco si aspettano sempre i tamponi preventivi, la direzione strategica dell’Al Napoli 3 Sud focalizza la propria attenzione sulle due residenze assistenziali per anziani travolte dalla pandemia: villa della Camelie a Ercolano e il convento Madonna dell’Arco di Sant’Anastasia, dove sono state decine le vittime e i contagiati. Così l’azienda sanitaria locale ha deciso di dare nuovo impulso all’attività di screening per la prevenzione e il controllo dell’infezione da Covid-19, mediante l’esecuzione di test rapidi sierologici per la ricerca della presenza di anticorpi nonché eventuali tamponi per i positivi individuati durante gli esami. L’intensa e costante attività di monitoraggio – coordinata proprio da Antonio Coppola, responsabile aziendale Rsa – al momento non ha evidenziato ulteriori criticità. Anzi, rilevante sotto il profilo della diffusione dei casi, il risultato presso villa delle Camelie a Ercolano, nei giorni scorsi interessata dalla presenza di un focolaio Covid con 5 positivi che oggi hanno avuto il risultato del doppio tampone negativo e sono guariti. Intanto, alla Rsa convento Madonna dell’Arco a Sant’Anastasia altri due operatori e due ospiti hanno avuto il risultato del doppio tampone negativo a distanza di ventiquattr’ore e si possono considerare guariti dall’infezione. Per i due operatori questo significa la fine della quarantena e la possibilità di riabbracciare i propri cari.