Torre del Greco. «E’ stata una pugnalata al cuore. Abitiamo in questo stabile da 30 anni: sono nata e cresciuta qui, non avrei mai immaginato un gesto del genere». La voce squillante di Teresa tradisce emozione e amarezza, mentre gira e rigira tra le mani il foglio di carta trovato nella cassetta delle lettere: «Grazie a te e a tua figlia per averci portato il Covid-19 nel palazzo», il messaggio shock composto con ritagli di giornali.
Teresa Vetro ha 26 anni e una laurea in scienza infermieristiche in tasca. Vive a Torre del Greco, in uno stabile affacciato sul golfo. Da due mesi lavora notte e giorno al polo anti-Covid pediatrico del Policlinico di Napoli, in prima linea per difendere i bambini dal «mostro» arrivato dalla Cina. Proprio a inizio settimana – insieme ai colleghi e ai medici del suo reparto – aveva festeggiato la guarigione di tutti i piccoli pazienti. Una gioia spazzata via al ritorno a casa, al termine dell’ennesimo turno in corsia. Quando Teresa ha varcato l’uscio del suo palazzo di via Alcide De Gasperi – a due passi dall’ex hotel Scobel – la sua attenzione è stata immediatamente catturata dal foglio di carta penzolante dalla buca: «Inizialmente non riuscivo a credere ai miei occhi – stavolta, un singhiozzo spezza le parole -. Non ho mai provato una delusione così forte, avrei voluto strappare il foglio in mille pezzi. In tutto il mondo, i medici e gli infermieri impegnati in questa difficile battaglia vengono sostenuti e ringraziati: qui, addirittura, veniamo offesi e trattati come untori».
Parla al plurale Teresa. Non a caso. Perché mentre lei assiste i baby pazienti, il papà Franco è in trincea al polo anti-Covid del Loreto Mare. Già a inizio pandemia aveva dovuto incassare uno schiaffo inaspettato: «A marzo cercai una casa in affitto nei pressi del policlinico – ricorda la ventiseienne -. Volevo evitare il disagio di fare avanti e indietro da Napoli e, al tempo, stesso limitare al massimo i pericoli per la mia famiglia: nessuno ha voluto un’infermiera come inquilina e sono stata costretta a rinunciare all’idea. Ho accettato la sconfitta, stavolta non riesco a trattenere la rabbia e il disprezzo. Ho perso la fiducia nell’umanità».
La mente, inevitabilmente, torna la messaggio: «Non riesco proprio a immaginare il colpevole, qui ci conosciamo tutti – rimarca Teresa -. In diverse occasioni qualche vicino di casa si è rivolto a noi per un aiuto: una siringa o un consiglio medico per i bambini, non ci siamo mai tirati indietro. L’autore del messaggio ci ha voluto fare del male, gratuito e insopportabile». Fortunatamente, non sono mancati messaggi di solidarietà: «Quando la voce si è diffusa all’interno del palazzo, abbiamo ricevuto visite e telefonate di vicinanza – racconta la ventiseienne di via Alcide De Gasperi -. Abbiamo apprezzato il gesto, sono segnali importanti in un momento così delicato».
Proprio la «parte sana» del suo condomino ha convinto Teresa a rendere pubblica le agghiaccianti offese agli infermieri-eroi di Torre del Greco. La ventiseienne ha pubblicato il messaggio sulla sua bacheca social, accompagnato dalla «risposta» all’ignoto autore: «Mi auguro non capiti mai in un reparto in cui lavoriamo papà o io – si legge tra le righe -. Ma, malauguratamente dovesse accadere, riceveresti un trattamento di favore».
La notizia è arrivata in serata al sindaco Giovanni Palomba: «A Teresa e al papà esprimo tutta la mia solidarietà per un episodio inqualificabile e vergognoso – afferma il primo cittadino – A loro e a tutti gli operatori sanitari va il ringraziamento dell’intera città e l’invito a non mollare». Un invito raccolto al volo da Teresa: «Lunedì tornerò regolarmente al mio posto, con il sorriso di sempre. Perché i bambini, insieme alle cure, hanno bisogno di sorridere per guarire».
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