Tra coloro che percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza nel Salernitano c’erano anche un condannato per associazione di tipo mafioso ed un detenuto. Un aspetto portato alla luce dai carabinieri del comando provinciale di Salerno che, nel corso del primo semestre di quest’anno, hanno acceso i riflettori sui requisiti previsti per la concessione del sussidio. Su di un campione esaminato di oltre 2000 cittadini percettori del reddito, è emerso che 86 non ne avevano diritto.
Da un’analisi incrociata dei dati, i carabinieri sono riusciti a individuare diverse anomalie. In particolare risultavano percettori del sussidio anche cittadini destinatari di misura cautelare personale; condannati con sentenza definitiva per reati per i quali è prevista la decadenza del reddito; detenuti e ricoverati in strutture a carico dello Stato; cittadini stranieri sprovvisti dei requisiti. Numerose sono state le false attestazioni: alcune persone hanno indicato di risiedere in un comune diverso, al fine di omettere all’interno della dichiarazione che i familiari percepivano altro reddito. Un giovane, ad esempio, aveva modificato fittiziamente l’indirizzo di residenza che si è poi rivelato quello di una pescheria. L’indagine ha permesso d’interrompere l’indebita percezione del sussidio, oltre che a un detenuto, anche a soggetti appartenenti alla criminalità organizzata: in un caso è stato infatti accertato che tra i destinatati del reddito di cittadinanza c’era un uomo condannato per associazione di tipo mafioso, per aver fatto parte di un sodalizio criminale operante nella Piana del Sele e già sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata.
Sono state riscontrate irregolarità anche nei confronti di 19 cittadini stranieri che hanno beneficiato del reddito, sebbene non residenti sul territorio nazionale da almeno dieci anni, gli ultimi due dei quali avrebbero dovuto essere continuativi. Gli esiti delle attività sono stati quindi segnalati all’Autorità giudiziaria e agli uffici territoriali dell’Inps per l’interruzione dell’elargizione del sussidio e la restituzione delle somme indebitamente percepite, che hanno prodotto un danno erariale di oltre 350mila euro.