Sgominata ad Avellino una organizzazione dedita allo spaccio e alla produzione di sostanze stupefacenti che venivano recapitate ai clienti, una sessantina, direttamente a casa nonostante le restrizioni agli spostamenti imposte dall’emergenza sanitaria durante il lockdown. L’operazione “Delivery”, come è stata definita dagli inquirenti, è scattata all’alba e ha visto in azione 150 carabinieri del Comando provinciale di Avellino guidato dal colonnello Luigi Bramati che hanno eseguito 19 misure cautelari nei confronti di altrettanti indagati firmate dal Gip del tribunale di Avellino su richiesta della locale Procura, che ha coordinato le indagini. Sedici persone sono state arrestate, 3 in carcere e 13 ai domiciliari, mentre per altre tre è stato disposto l’obbligo di dimora.
Tra i clienti anche percettori del reddito di cittadinanza: non disponendo di denaro contante, si impegnavano a pagare l’acquisto delle dosi al momento dell’accredito del beneficio. L’organizzazione composta da persone tra i 20 e i 65 anni residenti in maggioranza in Irpinia ma anche nelle province di Caserta e Salerno, riforniva i clienti di cocaina, marijuana e hashish che nei colloqui telefonici diventavano “fili elettrici”, “prosciutto crudo”, “birra”, “caffè”. Utilizzando vari stratagemmi, consegnavano le dosi a domicilio eludendo i controlli disposti durante il lockdown allo spostamento delle persone. La stessa organizzazione aveva allestito tre laboratori artigianali nei quali con rudimentali attrezzature veniva sintetizzata la cocaina per produrre il crack. Le indagini, cominciate nel novembre del 2019, si sono avvalse di riscontri oggettivi ricavati da pedinamenti e servizi di osservazione che hanno consentito di ricostruire l’attività dei pusher. Tra questi si distinguevano i più giovani, particolarmente duri e determinati nel minacciare i clienti in ritardo con i pagamenti. Dovranno rispondere anche di estorsione oltre che di detenzione, produzione e spaccio di sostanze stupefacenti.