Rocco Traisci
Alla faccia di quella maledetta primavera, nella quale tutto sembrava non avere più senso, tre cantanti napoletane hanno invece dato un senso creativo all’immobilismo da lockdown, chiudendosi in studio per dare – soprattutto – un senso pratico ai loro progetti. Ed ecco finalmente i risultati. Si va dall’evoluzione dell’hip hop anni ’90 di Donix, alle influenze etniche di Simona Boo, al folk cantautorale e pluriforme di Flo: tre ‘pasionarie’ più o meno della stessa età (Simona è la più giovane) ma dal comune vissuto artistico, un percorso nel quale si mescolano scrittura di impegno civile, radici folk e soluzioni avanpop. L’album della cantautrice napoletana di origini nigeriane Simona Boo (realizzato con il Cultural Boo Team) si chiama “Fuje”. Un mix di ritmo e suoni etnici che ripercorre le orme di migliaia di afrodiscendenti e migranti di seconda generazione come Simona: “Sono cresciuta a Varcaturo e già da bambina vedevo i ragazzi con la pelle nera sfruttati per pochi euro nelle campagne della provincia o le donne africane costrette a prostituirsi sulla Domiziana. Se ancora oggi le persone di colore vengono considerate in questo modo è chiaro che anche la seconda generazione, nata qui, vive le stesse forme di razzismo”.‘
L’uomo normale’ è il brano che annuncia il nuovo album di Flo, “31 Salvitutti”, in uscita il prossimo 13 novembre per Arealive e la produzione artistica di Sebastien Martel. “L’uomo normale è inconsapevole di quanto razzismo, di quanta omofobia, di quanto fascismo si nasconde dentro i suoi gesti quotidiani” puntualizza Floriana Cangiano, cantautrice, attrice di teatro e imprevedibile entertainer sotto l’egida di Claudio Mattone. Nel 2018 il suo terzo disco “La Mentirosa” l’ha consacrata tra le più raffinate cantautrici della cosiddetta World music d’autore. “L’uomo di cui parlo nel brano è il nostro vicino di casa, nostro padre, un nostro collega di lavoro, è colui che lavora per la famiglia e quindi pretende che il figlio sia un campione, che non picchia la moglie ma le impone come vestirsi, che tollera gli stranieri e non ha nulla contro i gay”, un fondo di attualità che riporta la memoria (attualissima) del “conformista” alla Gaber.
L’acronimo cifrato “N4BS”, ovvero not 4 boys, non per ragazzini, non per fanciulli viziati, sgarbati, violenti, ciechi dà il titolo all’album di Donix (vedi intervista nella sezione MHZ), cantautrice e già clubber napoletana, che dopo una tenace militanza nel collettivo rap-hip hop La Pankina Crew e dopo aver affiancato ‘O Zulù, prima in sala di registrazione e poi in tour, oggi debutta da artista solista. Il disco è un concentrato di passioni schizofreniche: r’n’b’-soul-hip hop/pop-electro-dance e rigorosa scrittura di impatto: “Quando ho iniziato a scrivere ho scelto di raccontare i sentimenti che non ammettiamo nemmeno a noi stessi”.