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Covid: curva in salita. Rischio misure per 12 regioni, stretta in nuovo Dpcm
CRONACA
7 gennaio 2021
Covid: curva in salita. Rischio misure per 12 regioni, stretta in nuovo Dpcm
Redazione

Mezza Italia potrebbe essere da lunedì in zona arancione, con la Sicilia che potrebbe passare direttamente da gialla a rossa, e il governo già pensa in vista del nuovo Dpcm del 15 gennaio ad un’ulteriore stretta per arginare l’arrivo della terza ondata del virus, confermando buona parte delle misure attualmente in vigore, a partire dal divieto di spostamento tra le regioni. I dati aggiornati della cabina di regia del ministero della Salute arriveranno nelle prossime ore ma le prime indicazioni confermano una risalita della curva epidemiologica che è ormai arrivata alla quarta settimana consecutiva.

Numeri dunque sicuramente peggiori rispetto a quelli di 7 giorni fa con almeno 12 regioni che, alla luce dell’abbassamento della soglia dell’Rt che fa scattare il posizionamento nelle diverse fasce, sono a rischio di passaggio in una zona con misure più restrittive. Tre Regioni – Calabria (1.09), Liguria (1.07) e Veneto (1.07) – avevano in base all’ultimo monitoraggio un Rt superiore all’1 anche nel valore inferiore e, dunque, in caso di peggioramento, si collocherebbero automaticamente in zona arancione. Altre 3 – Basilicata (1.09), Lombardia (1) e Puglia (1) – superavano l’Rt 1 nel valore medio e anche queste potrebbero essere arancioni. Rischiano anche l’Emilia Romagna, il Friuli Venezia Giulia e le Marche, che sfioravano l’Rt 1 (rispettivamente 0.98, 0.96 e 0.99), la Sardegna, che aveva un Rt a 0.78 ma era classificata a rischio non valutabile – equiparato a rischio alto – poiché non aveva trasmesso i dati completi, il Lazio, che ha un indice di trasmissione di poco sotto l’1 e la Sicilia. Quest’ultima potrebbe però passare direttamente in zona rossa visto che i tecnici regionali, sulla base dell’alto tasso dei contagi, hanno suggerito un provvedimento simile della durata di 3 settimana al presidente Nello Musumeci.

Un ulteriore campanello d’allarme è arrivato dall’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali: 9 regioni hanno superato la soglia di allerta (30%) per i posti occupati in terapia intensiva (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Lombardia, Piemonte, Bolzano, Trento, Puglia, Veneto) e sempre 9 sono quelle in cui invece è stata superata la soglia d’allerta del 40% dei posti nei reparti ospedalieri (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Marche, Piemonte, Bolzano, Trento, Veneto). Numeri aggiornati al 6 gennaio, ai quali si somma un altro dato fondamentale, quello relativo all’incidenza dei casi sul totale della popolazione. L’ultimo dato disponibile indica un’incidenza di 135 su 100mila abitanti ed è relativo al 29 dicembre ma, dice la stessa cabina di regia, “potrebbe essere sottostimato per il basso numero di tamponi effettuati nei giorni festivi”. E, in ogni caso, è ben lontano da quei 50 casi ogni 100mila abitanti che sono la soglia limite per il ripristino del contact tracing.

In attesa dei nuovi dati e delle ordinanze che il ministro della Salute Roberto Speranza firmerà entro domenica, l’Italia si prepara al fine settimana in arancione. In tutto il paese non ci si potrà spostare fuori dal proprio comune di residenza, salvo da quelli con popolazione non superiore ai 5mila abitanti e per una distanza non superiore a 30 chilometri dai relativi confini, con esclusione in ogni caso degli spostamenti verso i capoluoghi di provincia. Saranno chiusi i bar e i ristoranti, mentre restano aperti i negozi e sarà possibile andare una sola volta al giorno a trovare amici e parenti, nel limite di due persone oltre ai minori di 14 anni, nell’ambito del proprio comune. Per evitare che vengano aggirati i divieti, il capo della Polizia Franco Gabrielli ha dato disposizioni affinché ci siano “articolati e mirati servizi” di controllo lungo le principali strade e i nodi di trasporto. Da lunedì, con il ritorno al sistema delle fasce, si comincerà a lavorare al nuovo Dpcm, anche se l’impostazione è già chiara ed è quella di prorogare la maggior parte delle restrizioni fino al 31 gennaio.

Verrà confermato il divieto di spostamento tra le regioni e il coprifuoco alle 22, così come la chiusura alle 18 dei bar e ristoranti nelle zona gialle. Non è ancora definito se rimarrà o meno la deroga per la visita a parenti e amici mentre dovrebbero rimanere ancora chiuse palestre e piscine. Di quest’ultimo aspetto si parlerà probabilmente nella prossima riunione del Cts e l’ipotesi è quella di agganciare aperture e chiusure al sistema delle fasce. Ma tutto resta vincolato al discorso della scuola: sarebbe impensabile che il governo consentisse ai ragazzi di andare in palestra ma negasse loro il rientro in aula.

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