Torre del Greco. Sono croce e delizia di ogni amministrazione comunale, l’ago della bilancia di tutti i progetti partoriti dai politici di palazzo Baronale. In pratica, orientano i risultati del sindaco di turno e di un’intera città: deludenti, a guardare gli ultimi sei anni all’ombra del Vesuvio. Eppure, l’ente di largo Plebiscito ora dovrà pagare – accanto agli stipendi variabili tra gli 80.000 euro e i 110.000 euro l’anno – la bellezza di 52.853,51 euro di bonus-extra ai «colletti bianchi» del Municipio. Sono destinati a fare discutere i decreti con cui Giovanni Palomba ha riconosciuto a cinque dirigenti e funzionari – due in carica e tre in pensione – somme variabili tra gli 8.812 euro e gli 11.749,67 euro per i «risultati delle prestazioni relative all’anno 2016».
Il braccio di ferro
Il ritardo dei provvedimenti firmati dal leader della carovana del buongoverno non è casuale: la vicenda dei premi d’oro riconosciuti ai colletti bianchi del Comune in passato era già finita sotto i riflettori della Corte dei Conti di Napoli, con i politici dell’epoca costretti a mettere mano al portafogli per ripagare i danni erariali. Di qui, l’obbligatoria premessa con cui viene autorizzato il nuovo salasso delle casse pubbliche: «Il sottoscritto si è insediato il 26 giugno del 2018 – si legge in tutti i decreti firmati da Giovanni Palomba – per cui, in merito alla procedura relativa all’anno 2016, non rivestendo la carica di sindaco non potrà che attenersi agli atti prodotti e presentati dagli organi deputati». Una formula «pilatesca» per scongiurare eventuali rischi futuri e per giustificare la decisione di assecondare le schede dei dirigenti per l’anno 2016 – approvate con verbali del 14 giugno e 20 luglio 2018 – trasmesse dai componenti dell’organismo unico di valutazione: una decisione maturata sulla scorta del pressing esercitato – attraverso diffide e messe in mora notificate nel 2020 – proprio dai destinatari dei premi d’oro per i «risultati» ottenuti alla guida dei rispettivi settori.
Il salasso per il Comune
A portare a casa un vero e proprio tesoretto sono stati, in primis, Massimiliano Palumbo e Luisa Sorrentino: il dirigente del settore economico-finanziario e la sergente di ferro fresca di benservito dal settore anagrafe si sono visti liquidare la bellezza di 11.749,67 euro al lordo delle ritenute di legge. Stessa cifra è stata riconosciuta poi all’architetto Michele Sannino, in passato alla guida del settore urbanistica. Meno «corpose» le indennità di risultato riconosciute agli altri due funzionari andati in pensione tra il 2016 e il 2020: sia a Domenico Borriello – ex mago del bilancio – sia all’ingegnere Giovanni Mennella sono andati 8.812,50 euro al lordo delle ritenute di legge. Niente male, con buona pace delle critiche per i risultati flop degli ultimi sei anni.
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