Uno è nato il 4 marzo a Bologna, l’altro esattamente il giorno dopo a Poggio Bustone, nello stesso anno. Lucio & Lucio, ovvero Dalla e Battisti oggi avrebbero 78 anni e chissà quanti dischi ancora, concerti, canzoni, ospitate e lezioni di stile. Così vicini e così lontani, così simili e così diversi, Lucio Dalla e Lucio Battisti sono emisferi opposti di uno stesso pianeta, nel quale si parla una lingua troppo potente per spegnersi in qualche orbita ai confini del tempo. Quei due erano il tempo. Dalla fu un genio passato per demone, angelo, santo e brigante, rivoluzionario e padre fondatore con Guccini della canzone “raccontata”, ma soprattutto un poeta che influenza ancora migliaia di cantautori.Clarinettista, pianista, cantante jazzy e finissimo paroliere, Dalla era capace di cantare storie da cinema in tre o quattro strofe, sempre clamorosamente giuste e senza una mezza battuta, una mezza parola, una mezza sillaba fuori posto. Ecco un piccola top ten: Com’è profondo il mare, Quale allegria, Cara, Mambo, Milano, Anna e Marco, il cucciolo Alfredo, Il parco della luna, Lucio dove vai?, Piazza Grande, l’anno che verrà… Sono più di dieci, impossibile escluderne una o chissà quante altre.Dalla morì nella sua camera d’albergo a Montreux proprio il primo di questo suo ‘pazzo marzo’ esattamente nove anni fa, stroncato da un infarto. Era nel mezzo di un tour europeo di successo e niente lasciava presagire la fine. I funerali si svolsero proprio il “4 marzo” (una delle sue canzoni più famose), il giorno in cui avrebbe compiuto 69 anni. Come scrisse Claudio Fabretti in una biografia “con Dalla sacro e profano vanno a braccetto fino all’ultimo, proprio come i ladri, le puttane e Gesù Bambino”.Il giorno dopo, insomma, Il 5 marzo del 1943, nasceva invece il cantautore che ha dato forma ai sentimenti melodici di un intero Paese. Influenzando una schiera di musicisti grazie a una capacità creativa avanti anni luce rispetto a tutti. Stiamo parlando dell’altro Lucio, chiaramente. Il suo esordio ha una data, il 23 luglio del 1966 quando uscì “Dolce di giorno”, lato A di un 45 giri che aveva sul lato B un altro piccolo gioiello, “Per una lira”. Battisti aveva ventitré anni e da quel momento tutte, o quasi tutte le sue canzoni, sono entrate a far parte della storia della musica italiana. La musica leggera italiana si può dividere in un “Prima” e un “Dopo” Lucio Battisti. “Prima”, la musica Melodica italiana, “Dopo”, l’ingresso nella modernità che è arrivata fino ai nostri giorni. Dopo il suo ingresso nel panorama musicale nulla non fu più lo stesso. Battisti fu il primo vero “divo” della musica pop nazionale che riuscì a mettere in musica sentimenti, sensazioni, atmosfere di un paese che velocissimamente stava cambiando. Solo lui, con l’aiuto di Mogol, sembrava, in quel contesto storico, in grado di interpretare alla perfezione. Dopo di lui arrivarono gli altri, i cantautori che fino ad allora avevano raccolto consensi in alcune fasce di pubblico diventando gli alfieri di una nuova arte musicale, ma tutti, nessuno escluso, compresi quelli che all’epoca sembravano più lontani dal suo modo di far musica e di scrivere, gli hanno dovuto qualcosa. A 78 anni dalla sua nascita vogliamo ricordarlo con una canzone, l’unica che portò al Festival dei Fiori: Un’Avventura. Chi non la ricorda. Chi non l’ha cantata almeno una volta nella vita. Simo nel 1969, dopo due partecipazioni consecutive come autore, con questo brano Battisti esordì come interprete, in coppia con Wilson Pickett, per quella che fu la sua prima e unica apparizione al Festival di Sanremo. «Non sarà un’avventura/Questo amore è fatto solo di poesia./Tu sei mia, tu sei mia/Fino a quando gli occhi miei/Avran luce per guardare gli occhi tuoi…» Apparentemente sembra un testo banale. Narra di due ragazzi che s’innamorano e scoprono che la loro storia d’amore estiva non sarà un sentimento passeggero, ma la storia della vita. In realtà, questa la grandezza di Battisti/Mogol, la semplicità dei testi il ritornello accattivante nascondevano ben altro. Un’Avventura fu arrangiata da Gian Piero Reverberi, comincia in forma di ballata orecchiabile e, dalla seconda strofa, si trasforma in un rhythm and blues, caratterizzato dai riff della sessione di fiati. Fu pubblicata il 31 gennaio del 1969 come lato A del 45 giri Un’avventura/Non è Francesca, e il 5 marzo successivo fu inclusa in Lucio Battisti, l’album di debutto del musicista. Un’avventura è una delle canzoni d’amore più famose della musica italiana.
(rocco traisci/tonino scala)