L’apertura del vaccino ai 40enni, annunciata ieri dal Governo per lunedì prossimo, rischia di essere l’ultimo terreno di scontro tra la Regione Campania e il commissario per l’emergenza Covid, il generale Figliuolo. Un braccio di ferro, ormai quotidiano, che ha sullo sfondo i vaccini, quelle 200mila dosi che mancano all’appello e che la Campania reclama a gran voce. De Luca ne ha parlato pure oggi senza andare tanto per il sottile, come nel suo stile: “Ho visto che ieri – ha detto visitando l’ospedale di Caserta – dal commissario nazionale si è detto: apriamo ai 40enni. Se nelle altre regioni, Liguria, Veneto, Emilia, vi erano più 80enni e 70enni, quando arriviamo ai 40enni vuol dire che ce ne sono di più in Campania. Oggi dovremmo avere più vaccini di altri, ma se ne sono dimenticati. È una guerra quotidiana per avere la stessa percentuale di vaccini”. “Quindi sento che apriamo le vaccinazioni ai 40enni – ha aggiunto De Luca – ma i vaccini non ci sono. Noi abbiamo fatto delle cose come la vaccinazione delle isole anche non rispettando alcuni criteri demenziali dati dal commissario nazionale. Ma ricordo che in Campania dobbiamo fare almeno 9 milioni di somministrazioni e ogni mattina sento sul notiziario che arrivano 3, 4, 10, 50 milioni di vaccini”.
Intanto il bollettino dell’Unità di Crisi parla di 1.110 nuovi casi di Covid in Campania, di cui 387 sintomatici, su 18.701 test molecolari esaminati. In regione si registra uno su otto dei contagi di tutto il Paese, che oggi sono poco più di ottomila. Il tasso di incidenza campano, calcolato senza tenere conto dei tamponi antigenici, è del 5,93%, sostanzialmente stabile rispetto al 6,18 di ieri. Il bollettino dell’Unità di crisi segnala 24 nuove vittime e ben 2.054 guariti. Continua ad alleggerirsi la pressione sugli ospedali: i posti letto di terapia intensiva occupati sono 105 (-11), quelli di degenza 1.285 (-22). Dati in lenta ma costante decrescita, validi anche in vista di una modifica dei criteri di valutazione. “Io sono d’accordo sulla modifica – ha spiegato De Luca – l’Rt non può essere l’unico parametro, ma bisogna fare molta attenzione perché quando si modificano i criteri mi viene il dubbio che qualcuno voglia costruire un vestito a misura degli interessi di altri territori, non per la Campania”. “Noi – ha proseguito nel ragionamento – siamo sempre molto prudenti, va bene la modifica e consideriamo come un fattore importante le terapie intensive e la degenza occupati. Rispetto a questi la Campania è la prima regione d’Italia, non abbiamo mai sforato il 30% dell’occupazione delle terapie intensive neanche nella seconda e terza ondata e abbiamo il minor numero di morti per Covid in base dalla popolazione.
Quando si misurano i dati sull’occupazione delle terapie intensive – ha aggiunto – ci sono altre realtà che fanno giochi di prestigio. Per dimostrare che sono sotto il 30%, danno 300 posti in più disponibili”. L’obiettivo è sempre Roma: “Noi nel 90% dei casi – ha ricordato – non abbiamo chiuso reparti ordinari, abbiamo avuto sofferenze, è stato un anno terribile per alcune figure professionali che non avevamo come gli anestesisti. Da Roma ci dicevano: ”sono a disposizione da parte di governo e commissario 10mila unità lavorative’. Tutte stupidaggini, qui non è arrivato niente, li contiamo sulle dita di due mani. Abbiamo lavorato scavando nella roccia”.