Comparsa in India nell’ottobre 2020, la variante Delta del virus SarsCoV2 si è diffusa fino a raggiungere ormai un centinaio di Paesi ed è stato possibile soprattutto grazie alla rapidità con la quale si trasmette, fra il 50% e il 60% superiore rispetto alla variante Alfa, l’Inglese secondo la vecchia terminologia. Il segreto della sua velocità si trova in gran parte nella proteina Spike, che il virus usa per agganciarsi alle cellule umane e che è il principale bersaglio dei vaccini anti Covid-19. Le mutazioni in questa proteina danno alla variante un doppio vantaggio: da un lato si lega alle cellule umane in modo più efficiente, dall’altro “mascherano il riconoscimento del virus da parte del sistema immunitario”, osserva Ettore Domenico Capoluongo, ordinario di Biochimica clinica dell’Università Federico II di Napoli, principal investigator e membro della task Force Covid 19 del centro Ceinge-Biotecnologie avanzate. Tuttavia i vaccini la riconoscono ancora e il sistema immunitario reagisce in modo più efficiente soprattutto dopo la seconda dose. E poiché sono ancora molti i giovani non vaccinati, la variante Delta sta viaggiando attraverso le fasce più giovani della popolazione. A preoccupare sono anche le segnalazioni delle autorità sanitarie australiane, che hanno definito i contagi “spaventosamente rapidi”, possibili cioè dopo un contatto di 5-10 secondi, sulla base delle riprese fatte dalle telecamere a circuito chiuso in un centro commerciale di Sydney.
Il motivo per cui questo accada non è ancora chiaro e una delle ipotesi è che la variante Delta si replichi in modo molto più efficiente rispetto alla Alfa, producendo così un maggior numero di particelle del virus in circolazione nell’organismo (carica virale). Senza dubbio la variante Delta “ha una maggiore capacità di infettare le cellule dei polmoni, ma per trarre conclusioni servono statistiche molto grandi”, rileva Capoluongo. Le mutazioni che mascherano la proteina Spike rendono difficile riconoscere la variante Delta ai test tradizionali e a rendere ancora più complicata la situazione ci sono i sintomi, comuni a molti altri disturbi come raffreddore, mal di stomaco, mal di testa, dolori delle articolazioni. La variante Delta (B.1.617.2) ha anche una famiglia abbastanza numerosa. Mentre le sue parenti più strette B.1.617.1 e la B.1.617.3 preoccupano molto meno e appartengono ormai al gruppo Kappa, è arrivata rapidamente una nuova versione della Delta, chiamata Delta Plus o AY.1, capace di legarsi in modo ancora più efficiente alle cellule dei polmoni e anche questa ormai segnalata in più Paesi. Per gli esperti le armi per rallentare l’avanzata di queste varianti pericolose sono tre: accelerare il più possibile con le vaccinazioni per dare, con la seconda dose, una protezione più efficace alla maggior parte della popolazione; fare tanti test per garantire il tracciamento e ottenere il maggior numero di sequenze possibile: almeno il 5% dei casi positivi secondo Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e Centri Europei per il Controllo delle Malattie Ecdc), ma l’Italia arriva attualmente al 2,5%. Troppo poco per vincere la corsa contro il tempo imposta dalla variante Delta. “L’estate è cominciata, le popolazioni iniziano a muoversi e a breve – osserva Capoluongo – potremmo ritrovarci a disegnare un nuovo quadro epidemiologico”.
La mappa dei focolai in Italia
Nel giorno in cui cade l’obbligo di mascherina all’aperto sale l’allerta per la variante Delta, già in crescita nella maggior parte d’Italia mentre solo in tre Regioni non si segnala la sua presenza. A non riscontrare casi di ‘Delta’ sono ad oggi la BASILICATA, la VALLE D’AOSTA e la TOSCANA.
Alcune regioni però, sono in attesa dei dati del sequenziamento che potrebbero modificare il quadro complessivo.
Ecco la mappa completa del contagio.
PIEMONTE – Sono otto i casi identificati dai primi di maggio ad oggi. Si tratta di sei italiani e due stranieri asintomatici o con sintomi di non particolare gravità. Tutti già guariti, o in via di guarigione, i loro contatti sono in quarantena.
LIGURIA – L’ospedale San Martino di Genova, hub regionale per il sequenziamento delle varianti, segnala 5 casi delta. Tre nella provincia di Savona e due in quella della Spezia.
LOMBARDIA – La vicepresidente della Regione Letizia Moratti ha reso noto oggi che l’incidenza della variante delta a giugno è arrivata al 6%. E’ quindi in crescita anche se molto lontana dalla variante Alfa che è stata riscontrata nel 60% dei positivi in Lombardia.
TRENTINO ALTO ADIGE – Sono 34 i casi di variante Delta registrati da inizio maggio in Alto Adige. Come informa l’Azienda sanitaria, sono distribuiti sui quattro distretti, tracciati e sotto controllo.
VENETO – La variante Delta è limitata per ora a pochi focolai e “non preoccupa” come spiegato da Antonia Ricci, direttore generale dell’Istituto Zooprofilattico delle Venezie. Se si eccettuano i focolai diffusi soprattutto nel Trevigiano e relativi al contagio che ha riguardato alcuni nuclei familiari indiani, parte dei quali lavora in una azienda della provincia, la situazione, “non è di una diffusione preoccupante”.
FRIULI VENEZIA GIULIA – Dall’ultimo sequenziamento effettuato dalla Regione, risulta una prevalenza di variante Delta (12 casi sui 17 campioni richiesti dall’Iss), ma secondo il vicepresidente, Riccardo Riccardi, il dato è comunque condizionato dai pochi casi a disposizione e dal contact tracing, anche se c’è “un’evidenza” che la variante Delta diventerà prevalente sulla Alfa.
EMILIA ROMAGNA – Dopo il focolaio dei giorni scorsi nel Piacentino, nella logistica, la variante Delta è nel mirino dei tracciamenti Covid in Emilia-Romagna. La Regione sequenzierà tutti i casi di positività al coronavirus ma per avere dei dati occorrerà aspettare qualche giorno.
MARCHE – Nelle Marche al momento i casi di variante Delta sono almeno 5, ai tre individuati nei giorni scorsi se ne sono aggiunti altri due. Si tratta di persone non vaccinate. Altri casi potrebbero emergere dal momento che si sta procedendo con i tracciamenti, che hanno già portato ad individuare dei cluster familiari.
UMBRIA – Gli ultimi dati ufficiali diffusi dalla Regione sulla variante Delta risalgono al 16 giugno. Su 53 tamponi allora positivi al Covid sequenziati, erano stati individuati sei casi di nuova variante.
LAZIO – Al momento i casi riscontrati di “Delta” sono 17 e sono circoscritti all’area di Aprilia, in provincia di Latina. Secondo fonti sanitarie si tratta di un cluster chiuso. Oggi nel Lazio è partito il sequenziamento del 100 per cento dei tamponi positivi.
MOLISE – Sono quattro i casi di variante ‘Delta’ accertati in Molise, tutti a Campobasso. Lo ha confermato il direttore generale dell’Azienda sanitaria regionale, Oreste Florenzano.
ABRUZZO – Pochi, al momento, in Abruzzo, i contagi riconducibili alla variante Delta. Secondo gli ultimi dati sono meno di dieci, ma sono in corso ulteriori attività di sequenziamento di tamponi risultati positivi e gli esiti. I casi al momento accertati riguardano le province di Teramo e Chieti.
CAMPANIA- Attualmente il sequenziamento in Regione ha portato in evidenza la presenza di piccoli cluster di variante delta del covid 19, prevalentemente nelle zone di pertinenza dell’Asl Napoli 3, Asl Napoli 1, con un totale di 83 casi, che rappresentano il 25,7% delle 323 sequenziate nel mese di giugno.
PUGLIA – In Puglia sono, al momento, 51 i casi accertati di contagi provocati dalla nuova variante, tre i focolai individuati a Brindisi, l’area pugliese più colpita, e già circoscritti. E’ in corso una survey per misurarne la prevalenza.
CALABRIA – E’ la Regione dove allo stato attuale è stato individuato un solo caso, nel reggino. Uno studio è comunque in corso e dati più certi si dovrebbero conoscere il 30 giugno.
SARDEGNA -29 casi nel nord Sardegna e 14 nel sud: questi i numeri attuali della variante Delta in Sardegna accertati e sequenziati nei laboratori dell’Aou di Cagliari e dell’Aou di Sassari. Nell’Isola si guarda con preoccupazione alla stagione turistica, quando saranno migliaia gli arrivi anche dall’estero.
SICILIA – Sono una trentina i casi relativi a contagiati Covid con variante Delta, 14 sono sulla nave quarantena dei migranti che si trova a Lampedusa.