L’auspicio di una nuova Marcia su Roma cent’anni dopo quella con le camice nere e l’olio di ricino. Le minacce di “fucilazioni” e “impiccagioni” alternate alle invocazioni a Dio affinché punisca gli “impostori” del vaccino e del green pass con il suo “giudizio spietato”. Le “gambizzazioni” riesumate dal lugubre passato brigatista e le invocazioni a blocchi stradali e ferroviari in puro stile movimentista, la chiamata a prendere “le armi”. Il rischio, reale, che qualcuno possa davvero passare dalle parole ai fatti. C’è tutto questo dietro l’indagine coordinata dalla Procura di Torino che all’alba ha portato ad una serie di perquisizioni nei confronti dei no vax animatori della chat di Telegram ‘Basta dittatura’. Tra gli oggetti sequestrati pronti a diventare armi, anche una tanica di acido e una balestra. I provvedimenti sono 17 e sono stati eseguiti dalla Polizia nelle abitazioni di cittadini residenti in tutta Italia, da Torino a Palermo, da Trieste a Roma, da Imperia a Salerno: tra loro ci sono facce note alle forze di polizia e da tempo su posizioni estremiste ma nessuno, dicono gli investigatori, “strutturato politicamente”. E ci sono personaggi con precedenti per furto e rapina e incensurati, semplici cittadini che si sono fatti travolgere da una propaganda esasperata. Uno di loro, un palermitano, sulle chat invitava gli altri a fare delle bottiglie piene di acido da lanciare sui poliziotti durante le manifestazioni e durante la perquisizione gli agenti hanno trovato un bidone di acido da 5 litri.
Ad unirli, il gruppo Telegram ‘Basta dittatura!’, uno dei tanti che in questi mesi sono diventati la voce e il canale privilegiato di tutto il popolo no vax e no pass; canali sui quali circolano le bufale più disparate, fake news provenienti da tutto il mondo ma anche opinioni e studi di scienziati ed esperti che esprimono dubbi sui vaccini e criticano le scelte del governo. Una chat, che ad oggi conta oltre 10mila utenti, diventata “il nodo di collegamento con tutti i principali spazi web di protesta” e “caratterizzata da un persistente incitamento all’odio e alla commissione di gravi delitti” sottolineano gli investigatori ricordando che tra le centinaia di messaggi ce ne sono diversi che invitano a prendere le armi e a compiere violenze e gesti illeciti: contro le più alte cariche istituzionali, compreso il presidente del Consiglio Mario Draghi, i politici, le forze di polizia, i medici, gli scienziati, i giornalisti e chiunque sia asservito e complice, della ‘dittatura sanitaria’ ovviamente. Gli investigatori chiederanno l’oscuramento di questa e di altre chat simili, anche perché i toni sono questi da mesi tanto che erano già scattate perquisizioni a settembre coordinate dalle procure di Milano e Roma: prima nei confronti di 8 ‘guerrieri’, così loro stessi si definivano, che volevano costruire ordigni fai da te da lanciare contro i camion delle tv e spedire un drone sui cieli di Roma per bombardare il Parlamento con il tritolo, poi contro altri 4 che avevamo lanciato nell’etere minacce anche al presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Ma al di là della reale consistenza della minaccia, il vero problema è un altro: “la propagazione virale dei messaggi – ripetono gli investigatori – ha determinato consistenti disagi nella gestione dell’ordine e sicurezza pubblica delle piazze”. Le chat, in sostanza, sono il canale attraverso il quale da mesi si organizzano le proteste di piazza che nelle settimane scorse hanno provocato diversi problemi, da Roma a Milano fino a Trieste. “Queste proteste, soprattutto al nord, sono molto partecipate – ragiona una qualificata fonte della sicurezza – e ci sono ambienti che cominciano a farsi domande, non solo all’estrema destra. Al momento non c’è una reale capacità di questi soggetti di prendere in mano la piazza e dirigere la protesta, ma ci sono tentativi di influenzarla, questo è evidente”. Dunque vanno tenute le antenne alzate. “Dobbiamo porci una questione – aggiunge l’investigatore – dove finiscono le chiacchiere e inizia da parte di qualcuno la volontà di fare le cose in maniera concreta. Perché è da un anno che seguiamo queste dinamiche e già un anno fa emergevano gli stessi propositi”. Ecco perché la preoccupazione resta. E già si proietta ai prossimi appuntamenti. Da settimane sulle chat gira un volantino con l’immagine sfocata di Roma e la bandiera italiana in primo piano: è la convocazione di una manifestazione nazionale nella capitale per il 20 novembre al Circo Massimo. “Io ci sarò – è lo slogan – Un milione a Roma. Pensavate di dividerci, invece ci avete uniti”. Non saranno un milione, ma bisogna fare attenzione.
Contestata anche l’aggravante del terrorismo
C’è anche l’aggravante del terrorismo, oltre a quella del ricorso a strumenti telematici, tra i reati contestati a vario titolo agli indagati che questa mattina sono stati perquisiti in diverse città italiane, su disposizione della Procura di Torino, nell’ambito dell’operazione ‘Basta dittatura’, dall’ omonima chat Telegram in cui No Vax e No Green pass inneggiavano alla violenza contro le istituzioni. Gli indagati sono accusati di istigazione a delinquere e istigazione a disobbedire le leggi.
Rilanciano sulle chat, ‘lanciamo le bombe’
Per nulla preoccupati. Anzi: “sapete tutti cosa fare, bisognerebbe andare sotto il palazzo a lanciare bombe, così la smettono con questa dittatura”. Sulle chat no vax e no pass la notizia delle perquisizioni nei confronti di alcuni di loro diventa il collante per cementare ulteriormente la battaglia contro la ‘dittatura sanitaria’ e lanciare nuove minacce, a partire da quelle contro colui che viene ritenuto il principale responsabile dello stato delle cose, il premier. “Maledetto sia Draghi, in ogni tempo e sempre” scrive l’utente ‘Ale’ che poi sentenzia: “e arrestatemi ora”. Su ‘Basta dittatura!’, la chat su cui scrivevano i 17 perquisiti, ci sono oltre 10mila utenti e quasi 600 online contemporaneamente. Ma altri 33mila sono su ‘No green pass Adesso basta’, più di 4 mila su ‘No green pass’, oltre 8.500 su ‘basta dittatura – proteste’, in migliaia – la quasi totalità coperti dietro un anonimo nick – su decine di altre chat che nascono e muoiono nel giro di pochi giorni, se non di ore. Ed in mezzo a tesi negazioniste, video e link che rimandano a personaggi e studi di ogni tipo, è un susseguirsi di insulti, minacce, promesse di non mollare. “Ci stanno dando la caccia, state attenti, la verità fa male a questo governo” scrive un utente, mentre un altro si chiede dove vuole arrivare “la dittatura fascista del ‘Draghistan’.
C’è chi posta nomi e cognomi del pm titolare del fascicolo ma anche quelli dei capi della polizia postale e della digos di Torino. E chi, e non poteva certo mancare, se la prende con i giornalisti che “stanno dicendo bugie, perché qui nessuno istiga ad atti di violenza verso le alte cariche dello Stato, si dice solo la verità e questo fa male al governo”. Dalle “tv di stato (di regime) e del mainstream privato (di regime) – aggiunge un altro utente – son due anni che seminano terrore e aizzano i cani alla caccia si “novax” per ucciderli a cannonate e fucilate, rinchiuderli in campi di concentramento, sputargli nei piatti dove mangiano, impiccarli….e non c’è un cane di Pm che metta sotto indagine questi criminali o che indaghi i giornalai di regime che aizzano e spalleggiano”. Per tutti questi soggetti, è la conclusione, servirebbe lo stesso trattamento riservato ai nazisti: “Norimberga 2 anche per loro”. Alla rabbia fanno seguito consigli pratici. “Non accedete ai link – scrive uno dei tanti anonimi – potrebbe essere un sito sotto controllo della polizia fascista che appena entri ti rileva l’indirizzo Ip e attraverso il contratto internet ti identifica”. E i ‘complimenti’ alle forze di polizia. “Governo, digos e a chiunque stia controllando questa chat – afferma Vanessa – vi ringrazio. Siete voi che ci date la forza di continuare questa battaglia”. Qualcuno, tal Fabrizio ad esempio, si spinge a chiedere una commissione d’inchiesta “per sbattere in carcere questi truffatori di vaccinopoli” mentre qualcun altro sminuisce le perquisizioni e invita tutti a rimanere tranquilli: “non cadete nella trappola”; “Tutta propaganda – scrive Luca – devono fare qualcosa per dimostrare ai media che sanno cosa fare, ma non sanno niente”. I messaggi si susseguono al ritmo di un centinaio ogni dieci minuti e il tono è sempre lo stesso, tra deliri, appelli, tesi di qualunque tipo e minacce. Anche se, ogni tanto, si infila qualcuno che prova a sollevare un argomento concreto: “Ragazzi – dice Chris – ma manifestiamo per il lavoro altro che sto c…di green pass”.