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Sfregiato dal lacrimogeno lanciato da un poliziotto: risarcimento da 200.000 euro per un giovane di Pompei
Una manifestazione contro i rifiuti a cava Sari (foto di archivio)
CRONACA
14 febbraio 2022
Sfregiato dal lacrimogeno lanciato da un poliziotto: risarcimento da 200.000 euro per un giovane di Pompei
Il ferimento durante le proteste anti-rifiuti a Cava Sari: la vittima, all'epoca, aveva 19 anni
Alberto Dortucci

Boscoreale/Pompei. Venne centrato in pieno viso da un lacrimogeno sparato da un agente di polizia in assetto anti-sommossa, ottiene un risarcimento-record da circa 200.000 euro. È il verdetto del giudice monocratico Giovanni D’Istria dell’VIII sezione penale civile del tribunale di Napoli sulla notte di protesta e follia andata in scena alla rotonda Diaz di Boscoreale nella notte a cavallo tra il 21 ottobre e il 22 ottobre del 2010: una notte di cui G.D.S. – all’epoca 19 anni, residente in un quartiere periferico di Pompei – fu prima involontario «spettatore» e poi incolpevole vittima. Con danni permanenti – successivamente stimati nella misura del 32% – al viso e a un occhio.

La rivolta anti-rifiuti

I fatti risalgono ai «giorni caldi» delle sollevazioni anti-rifiuti nelle cave a cavallo tra Boscoreale e Terzigno: una rivolta capeggiata dalle «mamme vulcaniche» e capace di aggregare tutte le anime ambientaliste del Vesuviano, pronte a scendere sul piede di guerra per impedire lo sversamento indifferenziato di spazzatura all’interno di cava Sari. In qualche caso, con azioni di forza contro i compattatori della Nu. Uno scenario di potenziale pericolo evidentemente sconosciuto a G.D.S. e ai due amici in auto con il diciannovenne la notte degli scontri: i tre, arrivati all’altezza della rotonda Diaz, furono costretti – a causa dell’insolita «agitazione» in strada – a fermare la vettura e a scendere dall’abitacolo. «Vista la presenza delle forze dell’ordine, credevamo vi fosse stato un incidente stradale – la versione dei testimoni-chiave – D’altronde, non c’era alcuna indicazione della presenza in zona di una manifestazione di protesta». Neanche il tempo di capire cosa stesse effettivamente accadendo e i tre amici si trovarono davanti a un fitto lancio di lacrimogeni, sparati a altezza d’uomo. Un candelotto colpì al volto G.D.S., immediatamente trasportato all’ospedale Sant’Anna e Madonna della Neve di Boscotrecase per le cure del caso. Solo la prima delle varie tappe del calvario riabilitativo del giovane di Pompei.

Il contenzioso

Il responsabile dell’accaduto non è mai stato individuato, ma la vittima – attraverso l’avvocato Antonoluigi Iacomino – ha trascinato il ministero dell’Interno in tribunale per ottenere il risarcimento dei danni provocati dall’eccesso di «difesa» degli agenti di polizia. Una battaglia legale durata circa dieci anni – durante cui è stato accertato come la lesione causata dal candelotto ha provocato postumi permanenti e non suscettibili di ulteriore miglioramento a seguito di idoneo trattamento riabilitativo – ma chiusa con il riconoscimento della «chiara responsabilità in via esclusiva del ministero dell’Interno a causa del comportamento colposo dell’agente o degli agenti rimasti ignoti nell’esercizio dei loro doveri». Di qui, la conseguente condanna al pagamento di circa 200.000 euro in favore di G.D.S., vittima della guerra dei rifiuti andata in scena all’ombra del Vesuvio durante l’autunno caldo del 2010.

@riproduzione riservata

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