Pollica. Per la Direzione distrettuale antimafia di Salerno vi sono “fondate ragioni” per “ritenere che l’omicidio del sindaco” Angelo Vassallo “sia stato posto in essere per impedirgli di rivelare quanto aveva appreso circa il coinvolgimento di soggetti, da lui individuati, in un traffico di stupefacenti che coinvolgeva il porto di Acciaroli, luogo di approdo di gommoni che scaricavano la droga”.
E’ quanto si legge nel decreto di perquisizione notificato oggi a nove indagati. In particolare, “appare pacifico – è detto nel provvedimento – che alla fine del mese di agosto 2010 il sindaco Vassallo avesse iniziato una personale attività di contrasto al fenomeno dello spaccio di stupefacenti in Acciaroli e che, evidentemente non fidandosi del locale presidio dei carabinieri, avesse coinvolto in questa attività alcune unità della polizia municipale, cui aveva affidato servizi di appostamento sul porticciolo per cercare di individuare i gommoni che portavano lo stupefacente sulla terraferma”.
“Risulta altresì – si aggiunge – che quanto scoperto aveva provocato all’amministratore un forte senso di delusione (verosimilmente per il coinvolgimento di persone che egli non avrebbe immaginato potessero essere coinvolte) oltre che forti timori per la propria incolumità”.
Di tutto ciò Vassallo aveva “genericamente interessato” con una telefonata l’ex procuratore capo di Vallo della Lucania, Alfredo Greco, riservandosi di formalizzare la denuncia ad un carabiniere di assoluta fiducia dello stesso Greco, ma non fece in tempo a farlo perchè l’ufficiale della compagnia di Agropoli che avrebbe dovuto prenderla, il giorno concordato era impegnato in un’attività di servizio: fissarono un nuovo appuntamento per il 6 settembre 2010, ma il sindaco venne ucciso la sera prima.