Roma. Sono state 1820 le chiamate ricevute da Telefono Rosa da gennaio ad oggi, 746 relative a casi di violenza.
Sono i dati che l’associazione a tutela delle donne ha fornito. Le donne seguite dalle avvocate penaliste e civiliste del Telefono Rosa sono 523, quelle seguite dalle psicologhe 536.
E il 25% delle donne che si sono rivolte all’associazione durante il 2022, lo hanno fatto nei mesi di giugno, luglio e agosto. “Nel periodo estivo si creano infatti le condizioni per l’aumento di casi di violenza sulle donne. Allentandosi infatti i contatti con il mondo esterno, amici, familiari e/o colleghi Gabriella Carnieri Moscatelli, presidente di Telefono Rosa – diventa molto più difficile manifestare il bisogno di aiuto da parte delle vittime. A dimostrazione di quanto l’isolamento incida sull’aumento di casi di violenza domestica, basta analizzare quanto emerso durante i mesi di lockdown. Allo stesso modo, il periodo estivo, implicando una prolungata condivisione degli spazi con il maltrattante, determina frequentemente non solo l’aumento del numero stesso degli episodi di violenza, ma anche un loro aggravamento”.
In questi ultimi mesi il Telefono Rosa ha ricevuto diverse richieste di messa in sicurezza, vero è che entrambe le Case Rifugio gestite dall’Associazione, così come le due case di semiautonomia, sono al completo. “Durante il periodo di vacanze estive la condivisione degli spazi con il partner violento genera anche difficoltà nel contattare i servizi – torna a ribadire Moscatelli – ciò ci fa riflettere anche sul numero delle donne che sono riuscite a rivolgersi all’Associazione. Come avrebbe potuto variare quel 25%? Servono più che mai campagne mirate per far sì che le donne chiedano aiuto da subito. Il problema è che la donna che subisce violenza molto spesso è isolata, non sa a chi rivolgersi, i passi da fare e importanti sono le informazioni che riusciamo a far arrivare almaggior numero possibile di donne affinché sappiano che, in caso di necessità, ci sono punti di riferimento ai quali rivolgersi”.
“E’ fondamentale far capire alle donne, con delle ricche campagne pubblicitarie, che esiste qualcosa prima di aralcuna rivare con l’acqua alla gola, in emergenza. Noi abbiamo adottato dei gruppi di autoaiuto gratuiti, tenuti nel nostro caso da una psicologa, dove nello stesso contesto si trovano donne vittime di violenze simili. In questa maniera tra loro si crea un legame che consente loro di vedere le cose in maniera diversa, perché non sono sole. Molto spesso la donna si vergogna, ha paura di essere giudicata, in quel contesto è serena, tranquilla perché sa che in quel contesto non sarà mai giudicata”.
Il Telefono Rosa gestisce Centri antiviolenza offrendo consulenza e supporto a donne, italiane e straniere, sole o con eventuali figli minori, vittime di violenza, di maltrattamenti fisici e psicologici, stalking, stupri e abusi sessuali intra o extra familiari.
I Centri antiviolenza attivano interventi a favore di ogni donna, sia a seguito di sua esplicita richiesta, che dietro segnalazione di qualsiasi altro servizio territoriale (Pronto Soccorso ospedaliero, Consultorio Familiare, Forze dell’Ordine e di Polizia, Servizi Sociali, etc.).
Le operatrici, dopo una prima valutazione telefonica e con il consenso dell’interessata concordano un piano di aiuto personalizzato, che può prevedere l’assistenza nello sporgere denuncia- querela o il reperimento di qualsiasi altro supporto utile. Nel corso del primo colloquio si procede anche all’individuazione delle risorse e delle reti a sostegno della donna, tra le quali vanno ricomprese: famiglia, amici, servizi della comunità. L’obiettivo è quello di comprendere se la donna può beneficiare di supporti relazionali, familiari, amicali, anche nelle situazioni più estreme, come quelle che prevedono la necessità di allontanarsi dal violento. Qualsiasi attività prevede comunque il rispetto dell’autodeterminazione della donna accolta. La volontà della stessa è prioritaria; la donna che si rivolge al centro non viene forzata in decisione e può beneficiare dei servizi offerti dal Cav nell’assoluto anonimato.
La Casa Rifugio
La Casa Rifugio è una struttura dedicata, a indirizzo segreto, che fornisce un alloggio sicuro alle donne, vittime di violenza e ai loro bambini, a titolo gratuito e indipendentemente dal luogo di residenza. Obiettivo è quello di proteggerli e di salvaguardarne l’incolumità fisica e psichica. La Casa Rifugio garantisce l’anonimato e la riservatezza, assicurando alle ospiti alloggio e beni primari per la vita quotidiana. Queste strutture sono inserite nella mappatura del 1522, Numero di Pubblica Utilità Antiviolenza e Stalking della Presidenza del Consiglio dei Ministri – Dipartimento Pari Opportunità e negli appositi registri regionali. L’accesso alla Casa Rifugio può avvenire tramite segnalazione diretta, se proveniente dalla donna vittima di violenza o indiretta, se trasmessa da servizi quali Cav, Pronto soccorso, 1522, servizi sociali e Forze dell’Ordine.
La gestione della Casa deve garantire, gratuitamente, alle donne vittime e ai loro figli minori: protezione e ospitalità per i tempi previsti dal percorso personalizzato, assicurando altresì adeguati servizi educativi e sostegno scolastico ai minori. La Casa opera in maniera integrata con la rete dei servizi sociosanitari e assistenziali territoriali. Sono garantiti i servizi di Ascolto e Accoglienza, Assistenza psicologica e legale, orientamento al lavoro e all’autonomia abitativa.
Il Telefono Rosa, grazie soprattutto al contributo di enti e aziende private, aiuta le donne e i loro figli minori anche al termine del loro percorso nelle Case rifugio. Fornisce infatti sostegno economico con ausili per far fronte alle spese per l’affitto di un’abitazione privata, per l’acquisto dell’arredo, per le utenze domestiche e per tutte le necessità quotidiane.
A Napoli, recentemente i carabinieri hanno diffuso un report dal quale si evinceva il clamoroso aumento dei casi di violenze nei confronti di donne. Tantissimi episodi nella provincia di Napoli dove questo fenomeno sta diventando un’emergenza clamorosa.