Napoli. All’indomani della consegna delle liste anche chi, come il Pd, già da circa una settimana aveva ufficializzato le proprie decisioni sulle candidature, è alle prese con le reazioni. Sia di chi è rimasto escluso a sorpresa, sia di chi è semplicemente deluso per le scelte. Come l’ex consigliere regionale Antonio Marciano, che ha affidato ai social una sua riflessione in cui non lesina le critiche al proprio partito, garantendo tuttavia allo stesso tempo il proprio impegno per sbarrare il passo alle destre.
«Ci vuole davvero il pieno di pazienza e responsabilità di fronte a tante scelte irresponsabili -attacca Marciano – Letta aveva annunciato lo scouting per candidate e candidati con «gli occhi di tigre». Bene, si è concluso da Nord a Sud e al netto di alcune eccezioni, con l’assalto di vecchie e nuovi «volpi».
Certo, complice una pessima legge elettorale, la riduzione dei parlamentari, una coalizione costruita in pochi giorni e più di tutto elezioni in un tempo sbagliato. Ma cerchiamo di non sfuggire al vero tema che ci riguarda più da vicino, come Pd: queste liste sono lo specchio di ciò che siamo stati e che siamo: una somma indistinta di componenti che non «compongono» una comunità! Abbiamo cercato di trovare gli «occhi di tigre» ovunque tranne che nelle prime file del gruppo dirigente, eppure, proprio in questo tempo e per le condizioni date, sarebbe stato un messaggio potente, rivoluzionario, dire che i «big», i più rappresentativi per ruolo e funzione, davano battaglia nei collegi uninominali. Un segnale di cambio di passo senza precedenti che avrebbe cancellato di colpo pretese e ricatti degli esperti «del posto sicuro». E invece no. Ancora una volta o addirittura più che in altre elezioni politiche avremo candidati estranei al territorio e in alcuni casi candidati della coalizione in qualche caso poco conosciuti, in altri addirittura respingenti più che attrattivi in termini di consenso. Di più, nelle liste si è palesato plasticamente il risultato del braccio di ferro tra le componenti fino a soffocare il protagonismo e la partecipazione di tanti».
Marciano ne ha per tutti, compresi i propri compagni di partito che pensano di conquistare voti solo grazie alla presenza sui social. «È sempre la stessa storia – commenta amaro – non vale ciò che costruisci sul territorio, la credibilità, il valore di tante battaglie, ma valgono i rapporti a Roma, se la tua componente ha peso o no nelle scelte decisive, diversamente non esisti. Ma il Paese, guarda, ascolta, giudica se poi alla fine fai quello che dici o quello che dici rimane un’immagine buona per un post o per un tweet. Di sicuro questo non è un partito di «cuor di leoni». Ora però siamo di fronte al maledetto senso di responsabilità: davanti a noi c’è la peggiore destra ed un Paese da sostenere e rilanciare. Tocca stare in campo come atto d’amore vero per l’Italia, per il mondo del lavoro, per i giovani, le donne, le imprese e soprattutto per tutti coloro che sono ai margini, che fanno fatica a vivere. Farlo utilizzando la rete per veicolare programma ed intenzioni, ma tenendo saldamente i piedi nel Paese reale ed alzando lo sguardo dai nostri smartphone per guardare negli occhi la paura, i bisogni e le speranze degli italiani. Ora ci sono le elezioni e bisogna provare a vincerle. Poi, qualsiasi sia il risultato per il Pd, ci sarà il congresso. Non si tratta di «cambiare partito» ma «cambiare IL partito», perché non si può morire di solitudine per la propria responsabilità».
Infine, come detto, l’ex consigliere regionale garantisce il proprio impegno »: «La responsabilità, la serietà ed il rigore della mia esperienza mi impongono di dire quello che penso, sempre, anziché nascondermi nelle roboanti chat del dissenso che non incrociano mai la luce del sole per non inimicarsi il potente di turno. Come sempre, sarò in campo nei modi e nelle forme che il partito chiederà, per impedire alle destre di far fare all’Italia un pericolosissimo testacoda».