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Energia, il disperato grido dei sindaci: «350 milioni di euro o dovremo tagliare i servizi»
CRONACA
1 settembre 2022
Energia, il disperato grido dei sindaci: «350 milioni di euro o dovremo tagliare i servizi»

Roma. Il Governo vari uno stanziamento straordinario di 350 milioni di euro “per compensare l’impennata delle nostre spese energetiche”, altrimenti i sindaci “saranno costretti a tagli dolorosi dei servizi pubblici a tutto danno dei cittadini, in vista di un autunno che già si prospetta molto difficile e preoccupante”.

La richiesta arriva dai presidenti di Anci ed Upi, Antonio Decaro e Michele De Pascale, mentre l’Esecutivo lavora ad un nuovo decreto per contrastare il caro-bollette. Il grido d’allarme di Comuni e Province si aggiunge a quelli di famiglie, imprese e commercianti alla prese con l’impennata dei prezzi dell’energia.

Già, perchè le bollette arrivano anche ai sindaci. E sono cresciute al punto da diventare insostenibili, come spiega il primo cittadino di Taormina, Mario Bolognari. “Il Comune – fa sapere – ha ricevuto una richiesta di pagamento di fornitura di energia elettrica, comprensiva dell’illuminazione pubblica, per un totale di 589.176,15 euro. Sono bollette emesse a maggio, giugno e luglio 2022. Se le imprese e le famiglie stanno subendo una stangata senza precedenti, i Comuni, così procedendo, andranno tutti in grave sofferenza”.

Senza un intervento dello Stato, aggiunge, “il risultato potrebbe essere che imprese e famiglie pagheranno anche questi aumenti sotto varie forme di tariffe e tasse. Quando abbiamo fatto il bilancio avevamo previsto un aumento dei costi energetici, ma non di queste proporzioni.

Un’altra tegola che rischia di far saltare i conti 2022”. Anci ed Upi adombrano “tagli dei servizi pubblici” senza il nuovo stanziamento. “Famiglie e imprese – ricordano Decaro e e Pascale – stanno già soffrendo le conseguenze del continuo aumento dei costi dell’energia e sappiamo che il governo sta mettendo a punto provvedimenti urgenti. È indispensabile che fra questi sia compresa una misura di sostegno per i Comuni e le Province, in assenza della quale i bilanci degli enti locali sono destinati a saltare”.

Lo scorso 10 febbraio migliaia di Comuni avevano aderito all’iniziativa lanciata dall’Anci di spegnere per mezzora le luci di edifici o monumenti rappresentativi delle città per sensibilizzare il Governo sugli effetti del caro-bollette sui bilanci delle amministrazioni. Quasi sette mesi dopo la situazione non è certo migliorata, anzi i costi dell’energia si sono spinti sempre più in alto. E l’opzione di spegnere le luci delle città potrebbe non essere più una provocazione ma una necessità per far quadrare i conti dissestati.

Già da tempo diversi Comuni hanno adottato una serie di misure per tagliare i costi di luce, riscaldamenti e condizionatori. Il sindaco di Ancona, Valeria Mancinelli, ha tranquillizzato su un ipotetico taglio al riscaldamento e luce nelle scuole pubbliche di proprietà del Comune. “Prima interverremo sugli uffici pubblici, sui mercati, servizi rivolti agli adulti. La scuola è all’ultimo posto”, ha detto.

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