Il Procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha voluto sottolineare l’estraneità del sistema portuale di Gioia Tauro all’indagine, ma resta il fatto che la struttura, tra i più importanti scali transhipment a livello europeo, è ancora una volta al centro di un’inchiesta di ‘ndrangheta che ha portato all’arresto, stavolta, di 36 persone.
Il che conferma il forte interesse delle organizzazioni criminali non soltanto calabresi alla grande struttura portuale gioiese, al centro dei loro interessi nel traffico internazionale di cocaina. L’indagine è stata condotta dal Nucleo di polizia economica finanziaria di Reggio Calabria e dal Gico e ha riguardato, oltre alla Calabria, la Campania, la Lombardia, il Lazio, Puglia, l’Umbria, il Veneto e il Piemonte.
Delle 36 persone coinvolte, 34 sono finite in carcere, mentre due hanno avuto i domiciliari. Sono tutti accusati di avere gestito un traffico internazionale di droga che avrebbe avuto la sua base logistica proprio nel porto di Gioia Tauro. Tra gli arrestati c’è un funzionario dell’ufficio dell’Agenzia delle dogane istituito nello stesso scalo portuale gioiese. Quello stesso ufficio che in passato ha collaborato innumerevoli volte con la Guardia di finanza in occasione dei tanti sequestri di sostanza stupefacente effettuati nel porto.
Il funzionario, Pasquale Sergio, di 61 anni, è accusato, in particolare, di avere alterato il risultato del controllo effettuato tramite scanner, al quale era addetto proprio lo stesso Sergio, su un container in transito nel porto in cui erano nascosti trecento chili di cocaina, attestandone falsamente la regolarità. In cambio della sua complicità, il funzionario avrebbe percepito una somma pari al 3% del valore dello stupefacente che era custodito nel container, stimato in quasi nove milioni di euro. A carico di Bruno è anche scattato il sequestro di beni per un valore di 261 mila euro. Sequestro che s’inserisce in quello più generale disposto dal Gip, su richiesta della Dda, nell’ambito dell’inchiesta, che riguarda beni mobili ed immobili il cui valore ammonta a sette milioni di euro, tra cui il patrimonio aziendale di due imprese del settore dei trasporti.
Nel corso dell’indagine, inoltre, la Guardia di finanza ha sequestrato oltre quattro tonnellate di cocaina, per un valore al dettaglio di circa 800 milioni di euro. Nell’elenco degli arrestati figurano 14 operatori che svolgevano la loro attività nel porto. Si tratta di dipendenti delle imprese che lavorano all’interno dello scalo e della Mct, la società che gestisce il terminal.
Una delle ordinanze di custodia cautelare, inoltre, è stata notificata in carcere, perché già detenuto, a Raffaele Imperiale, di 48 anni, di Castellammare di Stabia, considerato uno dei più importanti trafficanti di cocaina a livello mondiale. Imperiale, che sta scontando una condanna definitiva ad otto anni e quattro mesi di reclusione per traffico di droga, è noto alle cronache giudiziarie con il soprannome di “boss dei Van Gogh” perché nel 2016 fu trovato in possesso di due quadri del pittore olandese rubati nel 2002 ad Amsterdam ed il cui valore fu stimato in 130 milioni di euro. Nell’inchiesta sono coinvolti altri tre presunti narcotrafficanti internazionali di droga, Antonio e Bartolo Bruzzaniti, di 39 e 47 anni, originari della Locride, e Bruno Carbone, di 45, napoletano.