Un incubo dal quale la città di Gragnano sembra non riuscirne a uscire. La morte di Alessandro Cascone ha non solo sconvolto tutti, ma continua a raccontare retroscena orribili, di un mondo sbagliato fatto di ragazzini violenti, divertiti nel disseminare terrore. Provocare, intimorire e sottomettere è questo il profilo del gruppo di bulli, 6 in tutto per adesso, di cui 4 minorenni e due maggiorenni rientrati nell’inchiesta aperta per il decesso dello studente di 13 anni e accusati di istigazione al suicidio. Impavidi dietro una tastiera che gli ha permesso di perseguitare non soltanto Alessandro Cascone, ma anche un altro tredicenne. E’ quanto emerge rispetto alla denuncia presentata dai genitori della vittima pochi giorni fa. Bullizzato dagli stessi ragazzini e con simili modalità. Un gioco perverso che aveva già intrappolato Alessandro Cascone, “colpevole” di aver deciso di lasciare la fidanzatina. Una scelta che Alessandro ha pagato con la vita, dopo sette mesi di persecuzioni da parte della ex aiutata da parenti e coetanei. «Perché non ti uccidi?» è la domanda più frequente che i bulli hanno inviato sul profilo Instagram di Alessandro attraverso la App NGL “Never gonna lie”, l’applicazione che permette di inoltrare domande in forma anonima.
Pressioni che sarebbero state fatte anche vis a vis ad Alessandro durante i giorni di festa che si sono svolti questa estate al borgo di Castello. La morte di Alessandro ha fatto crescere una consapevolezza in tutti, soprattutto negli adulti, rispetto a un mondo e un modo sconosciuto ai “grandi” in cui vivono gli adolescenti. Un mondo fatto di social che restano al centro delle priorità della generazione attuale. Un mondo che ha più rischi che vantaggi se utilizzato con leggerezza e con l’incoscienza di chi a 13 anni sente la necessità di imitare esempi sbagliati. E sbagliando è stato tolto il sorriso e la serenità ad Alessandro «un ragazzo altruista che ci ha sempre aiutato. Ci ascoltava e aveva sempre una parola di conforto»; era stato descritto così dal gruppo di amici che erano rimasti sconcertati dopo la notizia della sua morte. Alessandro è rimasto seduto sul davanzale della finestra della sua cameretta, prima di volare giù.
Alessandro ha scritto cinque o sei volte la frase “suicidio senza soffrire”, cercando qualche modo indolore su Google per poter uscire dall’inferno che stava vivendo. Un inferno che potrebbe nascondere ancora altro, perché le indagini degli ultimi giorni si sarebbero concentrate sulle sue ultime ore di vita. Qualcosa o qualcuno avrebbe potuto influenzare definitivamente quella scelta di farla finita. E un ulteriore tassello è stato aggiunto con una seconda denuncia presentata dai genitori di un tredicenne, vittima di bullismo da parte del gruppo di ragazzi già sotto inchiesta per il decesso di Alessandro Cascone. Una presa di coscienza da parte della famiglia e del ragazzino, anche a seguito di quanto sta venendo alla luce dall’indagine per la morte di Alessandro. Un colpo che ha segnato l’intera comunità di Gragnano e non solo. Alessandro è diventato il simbolo della lotta a quei ragazzini violenti, a tutti i ragazzini violenti. Ad Alessandro è stato dedicato un murale anti-bullismo e una targa commemorativa che occupano l’intera facciata laterale della scuola Ungaretti.