Roma. Pier Luigi Bersani riprende la tessera del partito che dieci anni fa guidava da segretario. “Da semplice iscritto, ci sarò anche io”, ha garantito a Elly Schlein, seduta in platea all’assemblea che, al Cral dei lavoratori ex Whirlpool di Napoli, ha sciolto Articolo Uno per farlo rientrare nel Pd. Ma il “ricongiungimento familiare”, come lo ha definito Schlein, non è stato l’unico timbro alla giornata.
La segretaria ha poi incontrato il governatore Vincenzo De Luca. I contrasti fra i due sono noti: dalla polemica sollevata dall’area Schlein sui “cacicchi” nel partito campano, al terzo mandato in Regione che De Luca chiede ma che la segretaria non intende concedere, fino alla mancata conferma del deputato Piero De Luca – figlio di Vincenzo – nel ruolo di vicecapogruppo alla Camera.
La versione del Nazareno sul faccia a faccia parla di “un incontro voluto dalla segretaria del Pd”, di “un confronto cordiale e franco, a tutto campo, durato circa un’ora”, il primo fra i due “sulle tematiche del partito e della Campania”.
Anche dalle parti del presidente non c’è stato il tentativo di alzare i toni: i temi – è stato spiegato – sono stati la situazione politica in Campania, col Pd commissariato, l’autonomia differenziata e il Fondo di sviluppo e coesione. Nessun accenno sarebbe stato fatto alla questione della ricandidatura.
D’altronde, non basterà un’ora per trovare la quadra di un rapporto difficile. La settimana del Pd si apre con la direzione. Schlein arriva fresca del rientro di Bersani, Roberto Speranza e di tutta la truppa di Articolo Uno uscita dal Pd nel 2017, in polemica con le politiche dell’allora inquilino del Nazareno Matteo Renzi.
Quasi a marcare le distanze dalla stagione del fu rottamatore, Schlein ha rassicurato la platea: “Dobbiamo ricostruire un’identità chiara su proposte fondamentali per il Paese, dobbiamo ricominciare a far la sinistra”. Il matrimonio dopo la separazione porterà qualche trambusto. L’ala riformista del Pd storce la bocca. Schlein lo sa. Ha garantito che la “costituente del Pd prosegue” perché “non ci deve essere nessuno che guarda dall’alto in basso chi si iscrive oggi per la prima volta”.
E poi ha chiarito: “Io continuerò a preservare la pluralità, a patto che si riconosca che ho ricevuto alle primarie un mandato chiaro, per andare avanti a costruire unità e coerenza”. Speranza l’ha spinta: “Fai e non ti preoccupare, le persone ti hanno votato per cambiare” il partito. Bersani l’ha tradotto con un’immagine: “La tua elezione è stata un colpo di gong micidiale”.
In direzione la segretaria proverà a rilanciare, proponendo una mobilitazione “sulla difesa della salute pubblica, sul salario minimo, sull’attuazione del Pnrr, sull’emergenza climatica” sul diritto alla casa e sul “no” all’Autonomia differenziata. Però ci sono le scorie da smaltire, come la polemica per le parole del neo-vicecapogruppo alla Camera, Paolo Ciani, che auspica un cambio di rotta sulla guerra in Ucraina.
La posizione di un (ormai ex) Articolo Uno, Arturo Scotto, non è dissimile. “Dobbiamo rispettare l’opinione maggioritaria” nel Pd, che è di sostegno anche militare, ma “anche chi ha dubbi, perplessità e contrarietà deve avere piena cittadinanza”. Schlein ha ribadito: “Supporto l’Ucraina con ogni forma di assistenza necessaria”, però “pace non è una parola che una forza di sinistra dismette”.
La questione delle armi intralcia il dialogo con il M5s: “Prendo atto che sulla guerra non ci siamo, non vedo svolte” da parte del Pd, ha detto Giuseppe Conte. Schlein ha comunque ribadito l’invito alle opposizioni: “Continueremo a essere una forza massimamente unitaria” per proporre un’alternativa alla destra, “ma non lo possiamo essere da soli”. Le risposte sono andate in ordine sparso. Per Conte “un’alleanza organica oggi è fuori luogo”. Mentre il leader di Azione, Carlo Calenda, in un post ha provato a stringere: “Parliamo di cose concrete. Abbiamo proposte ampiamente condivise”. Schlein ha messo il “mi piace”. Per adesso l’unità delle opposizioni si ferma lì.