Napoli. Di tutto è rimasto solo uno scheletro in ferro. Della Venere degli Stracci, nel cuore di Napoli, di prima mattina non c’era più nulla. E’ finita così, in cenere, dopo neanche 15 giorni, l’opera di Michelangelo Pistoletto. E l’artista che l’ha realizzata dice: “La società stracciona lì ha preso il sopravvento”. L’assessore alla Legalità del Comune di Napoli ed ex questore della città, Antonio De Iesu, lo dice senza riserve: “E’ un atto vandalico”.
Qualcuno accusa una banda di ragazzini, mentre la Fondazione Pistoletto parla di una gara che, sui social, avrebbe invitato proprio a bruciare la Venere. Il sindaco Gaetano Manfredi poco dopo le nove era già lì, circondato da diversi assessori. Si è detto sgomento, per quanto accaduto. Ma una cosa l’ha messa sin da subito in chiaro: “Napoli reagirà e la Venere sarà rifatta”. Pistoletto, che quella Venere l’ha creata, ammette che quando ha saputo dell’incendio la prima reazione “è stata di un forte controllo dell’emozione, perché la ragione deve vincere, sempre”.
Resta, però, quanto accaduto. Tutti condannano, le indagini sono in corso. Il ministro Gennaro Sangiuliano, si dice dispiaciuto, essendo “un estimatore all’artista Pistoletto”. Poi, aggiunge: “Bisogna capire cosa è successo, questo ce lo diranno gli inquirenti”. C’è chi parla di un ‘brutto segnale’, chi ha posto dei fiori e dei bigliettini dove tutto è accaduto. “Che dalle tue ceneri possa rinascere una città migliore”, c’è scritto su uno. Quasi le stesse parole usate dal vescovo, don Mimmo Battaglia, il quale spera che a rinascere sia “un nuovo senso di corresponsabilità nel custodire, diffondere, incentivare la bellezza e l’arte”.
Ma Napoli, intanto, incassa l’ennesimo colpo. Qualche turista guarda incredulo cosa è successo. Qualche napoletano corre ai ripari e dice: “Ora però non generalizziamo e non condanniamo l’intera città”. Manfredi, prova ad andare oltre, consapevole della gravità del gesto. “Non dobbiamo meravigliarci perché se noi guardiamo alla storia della nostra umanità c’è stato sempre uno scontro continuo tra la bellezza, il progresso e quella che è la violenza e la regressione – ha sottolineato -. Questo fa parte della storia dell’uomo ma alla fine ha sempre prevalso il progresso, la bellezza, la civiltà”.
Si tratta di un processo, ha aggiunto, “che non può essere fermato né dal vandalismo né dalla violenza”. Per questo, d’accordo con Pistoletto, è stato deciso che l’opera sarà rifatta: “Lanceremo una raccolta fondi – annuncia il sindaco – per fare in modo che questa ricostruzione avvenga anche da una partecipazione popolare perché Napoli è la bellezza”. E a chi gli chiede come mai non ci fossero sistemi di protezione, risponde: “Non credo in una società sorvegliata, credo nella sorveglianza sociale”.
Il presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, condanna quanto avvenuto: “Occorre sempre maggiore rigore contro atti di vandalismo, oltraggio e sfregio, che prendono di mira beni culturali e artistici” E così, anche nella sua fine, come nella sua origine, la Venere di Pistoletto ha unito la bellezza ed il degrado. Due elementi, dice il maestro, che “si incontrano per rigenerare la società, per rappresentare la rigenerazione di questi stracci, di questi detriti che stiamo creando”. Anche se alla fine, in questo caso, “la società stracciona purtroppo ha preso il sopravvento: è come un’autocombustione del lato peggiore dell’umanità”.
“Non è un gesto degno di Napoli”, ha detto l’assessore comunale al Bilancio, Pier Paolo Baretta. L’assessore al Turismo, Teresa Armato, racchiude tutto in una parola: “dolore”. Tutti, vice sindaco Laura Lieto in testa, chiedono una condanna da parte dei cittadini. Intanto Napoli raccoglie la cenere e prova a capire perché, questa volta, si è deciso di distruggere la bellezza.