Napoli. Timori di proteste rumorose, o peggio, presso le sedi Inps e dei servizi sociali, sit-in, manifestazioni. E poi l’ansia degli operatori, che sono pochi e hanno paura di diventare il terminale del malcontento, oggetto di vere e proprie aggressioni: a Napoli e dintorni, dove i potenziali orfani del reddito di cittadinanza sono un esercito di 21.500 persone, ci si prepara a una settimana di fuoco. E così tutta la Campania, dove il numero complessivo sale a quasi 37mila. Alle 10 di domani Potere al popolo organizza un presidio davanti alla sede Inps di via De Gasperi, a Napoli.
“Tra qualche ora tante famiglie saranno più ricattabili perché si ritroveranno senza alcuna fonte di reddito”, dicono, anche se il direttore di quell’ufficio (per utenza il secondo d’Italia), Roberto Bafundi, ha già assicurato che “nessuno sarà lasciato solo” ed ha indicato il percorso da seguire: occorre fare riferimento ai servizi sociali in caso di disagio (ad esempio tossicodipendenza, emergenza abitativa) o rivolgersi ai centri per l’impiego in caso di abilità al lavoro, per essere avviati a un corso di formazione. E tuttavia, nonostante le rassicurazioni, i centri Inps di Napoli e della Campania saranno domani discretamente monitorati dalle forze dell’ordine per scongiurare sul nascere qualunque incidente.
Ed anche il Comune di Napoli ha predisposto un piano di intensificazione dei controlli all’esterno delle 22 sedi degli uffici dei servizi sociali, dove si pensa si recheranno in massa i cittadini e dove gli operatori sono pochi. Uno dei problemi, come ha evidenziato Gilda Panico, presidente degli assistenti sociali della Campania, che ha già scritto al governatore De Luca e ai prefetti perchè siano scongiurate “azioni di aggressione”, è che “non sono state individuate delle adeguate linee guida”. Lo dicono anche i sindaci, a partire da quello di Napoli.
“Ci vorrebbe una comunicazione più chiara e trasparente”, afferma Gaetano Manfredi. “Se noi amministratori non abbiamo capito come gestire l’uscita dal reddito di cittadinanza, figuriamoci i cittadini. Dentro questa grande confusione si potrebbero inserire disordini sociali”. Di poca chiarezza parla anche il sindaco di Benevento, Clemente Mastella, secondo cui l’sms dell’Inps “ha provocato confusione e disagio”. “Assolutamente inutile – afferma Mastella – dire agli utenti che occorre rivolgersi ai Servizi sociali dei Comuni che non hanno né gli spazi finanziari, né le possibilità materiali per far fronte a difficoltà sociali di questo tipo”.
Gli occupabili “dovranno andare ai centri per l’impiego. È stato sbagliato, auspico dunque sia corretto, tirare in ballo i Servizi sociali dei Comuni per un eventuale presa in carico. Così rischiamo di esporre gli uffici comunali al rischio di essere assaliti inutilmente, visto che non c’è possibilità, su questo versante, di far nulla”. E’ quello che temono pure a Castellammare di Stabia: “il Comune e i servizi sociali non hanno alcuna facoltà di riattivare il reddito di cittadinanza sospeso” e quindi, è l’appello ai cittadini, “non venite fichè non sarete convocati” Resta il fatto, incalza Manfredi, che “tante famiglie resteranno senza questo contributo”. E quello che succederà ora, “è un grande mistero”.