Forse avevano l’illusione che il peggio fosse passato e volevano rientrare nelle loro abitazioni. Ma, dopo una breve interruzione della pioggia di lapilli, il colpo di coda dell’eruzione del Vesuvio del 79 dopo Cristo sorprese e travolse quelli che erano tornati nei propri luoghi di vita o erano emersi dai nascondigli di fortuna. Un gruppo di abitanti di Stabia, l’antica città vicino a Pompei divenuta alla fine del I secolo avanti Cristo un luogo di villeggiatura dell’elite romana, trovò così la morte. Il fenomeno che gli studiosi definiscono come ‘parossismo’ eruttivo si manifestò con correnti piroclastiche, venti densi, caldi, generati dal crollo al suolo della colonna eruttiva. Un inferno, tutto fu sommerso. Il racconto di quei terribili giorni è ora più chiaro grazie alle testimonianze che provengono dai nuovi scavi di Villa San Marco a Stabia. Seguendo il filo fornito dalle stratigrafie di lapilli e di crolli e dalla sequenza dei flussi piroclastici che invasero atri, giardini e sommerso i tetti provocandone in tempi diversi i crolli, è possibile ricostruire le ultime ore di vita della villa e degli abitanti delle zone circostanti. Nonostante la distruzione drammatica, la vita e il lusso di quell’insediamento riaffiorano però nelle gamme cromatiche delle pitture su pareti e soffitti, negli stucchi, nei capitelli, nei preziosi rivestimenti e coronamenti di colonne e coperture. La più recente campagna di scavo della villa, avviata a marzo 2023 e tuttora in corso, sta mettendo in luce nuovi reperti. È già emersa la parte terminale del portico superiore, parzialmente scavato e oggetto di ulteriore indagine di questo cantiere, con pitture ancora in situ e ampi stralci di sezioni crollate dalle pareti o dal soffitto. Si tratta di parti preziose che contribuiscono ad indagare nel dettaglio e ad acquisire nuovi elementi circa le dinamiche della distruzione del complesso. Lo scavo è condotto sul campo, con il coinvolgimento di docenti, giovani ricercatori e dottorandi in collaborazione tra il Parco Archeologico di Pompei, la Scuola Superiore Meridionale, l’Università della Campania ‘Luigi Vanvitelli’ e la Scuola Imt Alti Studi di Lucca, sotto la direzione di Maria Luisa Catoni, Carlo Rescigno e del direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel. “Questa campagna di scavi nell’antica Stabia propone scoperte di grande pregio archeologico e si aggiunge a tutte le altre attività messe in campo dal ministero della Cultura in questi mesi per la salvaguardia e lo sviluppo di tutta l’area. Il contesto che si snoda tra Stabia, Oplonti, Ercolano e Pompei è tra i più rilevanti al mondo e ha ancora tanto da rivelare”, dice il ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano. “Grazie alla collaborazione con le università e alla professionalità del team del Parco – commenta il direttore, Gabriel Zuchtriegel – Stabia si conferma come un centro per la ricerca archeologica di risonanza internazionale. Questo è un’ottima premessa per portare avanti i nostri ambiziosi progetti di valorizzazione: l’ampliamento del Museo ‘Libero d’Orsi’ e la creazione di un centro di formazione alla Reggia di Quisisana, la valorizzazione delle ville S. Marco e Arianna con la creazione di servizi di accoglienza e didattica, lo studio e la messa in sicurezza di Grotta San Biagio per progettare una sua futura fruizione”.
CRONACA
3 agosto 2023
Gli scavi di Villa San Marco svelano come morirono gli abitanti di Stabia