Pimonte. L’ex sindaco Palummo e quattro ex suoi assessori, oltre a due funzionari, citati in giudizio e chiamati a pagare, in totale, oltre 38mila euro. La vicenda è relativa a un contenzioso con la Sapna, società con socio unico la Provincia di Napoli che gestisce alcuni impianti di smaltimento e trattamento dei rifiuti.
Il nodo del contendere riguarda un decreto ingiuntivo presentato nel 2020 nei confronti del Comune di Pimonte, per un importo di 66.817,62 euro – oltre interessi e spese – per cinque fatture non pagate dall’ente.A giugno 2020 il Comune ha proposto opposizione al decreto ingiuntivo davanti al Tribunale Civile, eccependo che il contratto stipulato con la stessa ditta era privo della clausola di copertura finanziaria prevista dagli articoli 191 e seguenti del Testo Unico Enti Locali, nonché che le variazioni tariffarie erano soggette a limiti temporali collegati agli atti di programmazione dell’ente locale, e, infine, eccependo il beneficio di impignorabilità.
Dal canto suo la Sapna, costituitasi a sua volta in giudizio, faceva presente che nel frattempo il Comune di Pimonte aveva provveduto a salvare due delle cinque fatture insolute, per un importo complessivo di oltre 28.600 euro, riducendo quindi la propria pretesa all’importo residuo, vale a dire 38.165, 25, di cui chiedeva il pagamento a titolo di ingiustificato arricchimento ai sensi dell’articolo 2041 del Codice Civile.
A fine gennaio 2023 la causa è stata trattenuta in decisione da parte del giudice del Tribunale di Torre Annunziata, Seconda Sezione Civile, dottoressa Gabriella Ferrara. La quale formalmente ha accolto l’argomentazione principale del Comune: quella, cioè, secondo cui l’impegno di spesa previsto dal Comune per il conferimento, il trattamento e gli versamenti dei rifiuti solidi urbani presso gli impianti della Sapna per il primo semestre 2019 era di circa 33.500 euro. E quindi la domanda poteva avere ad oggetto solo una parte dell’intera pretesa creditoria, «dovendo ritenersi che il rapporto obbligatorio fosse solo parzialmente riferibile al Comune di Pimonte».
Come osserva il giudice in fase di motivazione, gli enti pubblici «posso effettuare spese solo se sussiste l’impegno contabile sul competente intervento o capitolo di bilancio di previsione e l’attestazione della copertura finanziaria» e «in mancanza della comunicazione ha facoltà di non eseguire la prestazione sino a quando i dati non gli vengano comunicati».
Tuttavia, per effetto dei titoli contrattuali prodotti in giudizio, «ne segue che non può ritenersi che sia validamente sorta alcuna obbligazione a carico del Comune di Pimonte, residuando, in tale evenienza, in capo all’eventuale avente diritto, azione diretta nei confronti dell’amministratore o del funzionario o del dipendente che ha stipulato il contratto».
In sostanza, il Comune non può essere chiamato a pagare visto che non era previsto il capitolo di spesa per la prestazione, seppur effettuata. Tuttavia, la ditta può rivalersi sui responsabili del mancato impegno di spesa. Cosa che la Sapna si è immediatamente attivata per fare. Dando mandato i suoi legali di presentare un atto di messa in mora – per complessivi 38.186,25 euro – nei confronti dell’ex sindaco Michele Palummo, degli assessori Gennaro Somma, Anna Ospizio, Luciano Imparato, Speranza Fusco e dei funzionari Giuseppina Chierchia e Annamaria Donnarumma.