La paura per il rischio sismico, la necessità di realizzare vie di fuga sia per i Campi Flegrei che per il Vesuvio. L’attualità entra d’impeto nella due giorni organizzata a Salerno dall’Anci regionale. Il ruolo dei Comuni e i progetti della Regione Campania: gli investimenti e le infrastrutture, il tema di uno dei panel diventa anche momento di confronto sulla necessità di realizzare opere utili alla collettività in caso di rischio. «Ieri abbiamo fatto un incontro in Regione sia per i campi flegrei che dell’area vesuviana – le parole di Luca Cascone, presidente della Commissione Trasporti – il governo voleva utilizzare soldi della Regione per finanziare il decreto Campi Flegrei. Ma la regione ha detto: perché? Piuttosto di quei fondi trovo importante che un milione vada per le linee guida del’emergenza, dal momento che la gente deve sapere cosa fare in quei momenti. Trovo invece, davvero pochi i duecentomila euro per i controlli su opere d’arte e infrastrutture, una cifra irrisoria» le parole di Cascone pungolato dal giornalista Mario Pepe. «In questo momento l’attenzione è tutta riversata sui piani di evacuazione. Esiste una programmazione per migliorare i piani, puntando sulla viabilità e alleggerendo le ansie dei cittadini. Purtroppo è normale che molti degli interventi pianificati hanno ritardi nel tempo» ha detto Cascone. Il quale ha ribadito che il tema fondamentale resta quello della burocrazia: «Vedete per il Pnrr abbiamo accelerato su tutte le procedure senza badare a nulla. Ma se le conferenze dei servizi o i pareri si possono avere in due mesi perchè non averlo anche in questi tempi quando dobbiamo varare provvedimenti per i rischi vulcanici? Va fatta una normativa speciale per la messa in sicurezza del territorio. Non possiamo aspettare un anno per mettere in cantiere i progetti. Altrimenti abbiamo grandi idee ma ci scontriamo con la tempistica ordinaria. E se in quel periodo succede qualcosa che facciamo?» ha affermato Cascone. Che ha ribadito come «la Regione Campania abbia finanziato tutti i comuni a prescindere dal colore politico dei comuni, finanziando le situazioni di difficoltà per migliorare la qualità della vita dei cittadini». Molto tecnico e dettagliato, invece, l’intervento di Franco Picarone, presidente della quarta commissione: «Per in Pnrr parliamo di una situazione delicata che i comuni affrontano con ansia e preoccupazione. Gli enti locali hanno un carico di 40 miliardi di euro per investimenti dal Pnrr. Parliamo di uno sforzo burocratico senza eguali». E ha portato un esempio: «Sui fondi 2014-2020 della programmazione vi sono 3 miliardi e settecentomila euro: di questi i comuni devono smaltire un miliardo e mezzo. Di questo miliardo e mezzo i comuni hanno certificato 737 milioni cioè il 50% e quietanzare la spesa per il resto. Quindi immaginate dover fare questo lavoro per il Pnrr dove i fondi sono circa 40 miliardi di euro e i tempi si chiudono al 31 dicembre del 2023» spiega Picarone. «Il nuovo programma europeo riguarda ambiente transizione energetica, ciclo dell’acqua e rifiuti, trasporto e istruzione che assorbono il 60% delle risorse. Senza considerare che i comuni hanno difficoltà col personale. Accanto a queste risorse c’è un programma di potenziamento amministrativo: sono 1200 assunti che dal 2030, però, andranno nei comuni ma a carico degli stessi» ha dichiarato Picarone. «Stiamo facendo una battaglia con De Luca per sbloccare i fondi. Il Governo non vuole la ripartizione per obiettivi strategici ma per dettaglio di spesa. Una trattativa che differisce i temipi di attuazione alle calende greche» sostiene il consigliere regionale. «Non dobbiamo dimenticare, poi, che all’Italia hanno dato 200 miliardi di fondi Pnrr perché c’è il Mezzogiorno. Ce li hanno dati per colmare i divari. I sindaci dicono da una parte ci sono opere in stato di avanzamento, dall’altra parte c’è il rischio che si perdano le opere già fatte e si debbano restituire i soldi già spesi. O perdono le opere o pagano loro e vanno in dissesto» afferma Picarone. Antonio Del Giudice, sindaco di Striano, coordinatore regionale di Fratelli d’Italia e vice presidente vicario dell’Anci Campania smorza le polemiche: «I sindaci vivono un momento storico perché mai hanno visto tanti soldi girare sulle carte. Il vero nodo è che abbiamo pochissima disponibilità dal punto di vista umano per affrontare i progetti e prendere finanziamenti. Ciò che posso dire con certezza è che tra noi sindaci non facciamo differenza di colore politico e grideremo se c’è da gridare. Io so che il ministro Fitto ha messo in piedi altre ipotesi e sullo sblocco chiesto da De Luca pare che ci possano esser novità. Noi vogliamo fare da cassa di risonanza ma vogliamo risposte chiare e immediate. Noi che siamo la parte periferica dello Stato, quelli che sentiamo i cittadini ogni momento per la luce che manca o per un grande progetto, siamo pronti a fare la nostra parte al di là delle appartenenze politiche e del colore» dichiara Del Giudice. «Mai visto una solidarietà come quella che hanno i sindaci. Tra di noi esiste solo il collega sindaco. Se chiamo il mio collega confinante ma che è del partito opposto al mio io la mano dal mio collega l’ha otterrò sempre come lui la otterrà da me. Anci Campania ha dimostrato di fare tanto per noi» conclude Del Giudice.
CRONACA
7 ottobre 2023
Fondi europei per le vie di fuga: ma l’ostacolo è la burocrazia