Sono 18 le storie virtuose al centro del dossier “Periferie più giuste”, spiega Legambiente. Si va da Modena in prima linea contro la povertà energetica all’edilizia sociale di Ferrara al co-housing di Bologna, da Terni con la “cittadella delle associazioni” nata grazie anche all’intervento dell’Ater (Azienda territoriale per l’edilizia residenziale), a Crotone con il giardino di Pitagora a Barletta con il recupero dei giardini di Baden Powell, area un tempo degradata oggi fiore all’occhiello della città grazie a un lavoro di inclusività e partecipazione. Da Vicenza con la riqualificazione dell’aula didattica all’aperto del Parco Retrone nel quartiere Ferrovie rinata dall’esigenza di più spazi pubblici condivisi emersa durante la pandemia, per arrivare in provincia di Pescara, a Popoli, con il progetto dell’eolico solidale che si propone di utilizzare la remunerazione dell’energia elettrica prodotta annualmente dal sistema per il finanziamento di attività e opere necessarie per supportare il sistema sociale della collettività del Comune. Tra le grandi città, Roma con il Laboratorio Città di Corviale, Napoli con la prima Comunità energetica rinnovabile e solidale (Cer), Milano con “Sharing Cities ed Ener Pop” che ha avviato percorsi di accompagnamento per la riqualificazione energetica dei condomini; Palermo culla dei “Cantieri Culturali alla Zisa”, esempio di riconversione di un’area industriale e poi Torino con il modello “Health Equity Audit” per un welfare equilibrato grazie all’articolazione delle strutture sanitari e nel territorio. Uno strumento che permette di valutare le diverse scelte politiche, integrando i dati socio-economici urbani con i processi decisionali degli stakeholder locali”, spiega Legambiente. La ong ha ricordato che secondo gli ultimi dati Caritas, nel 2022 sono state 34.633 le persone che si sono rivolte ai centri della rete per problemi di povertà abitativa, ossia il 23,1% del totale degli utenti. Le proposte e il report sono stati presentati oggi a Modena, in occasione della XI tappa dei “I cantieri della transizione ecologica. Verso il XII Congresso di Legambiente”.
Rigenerare e ripensare le periferie italiane per farle diventare entro il 2030 sempre di più luoghi di inclusione sociale, innovazione e sostenibilità. E’ possibile secondo Legambiente “attraverso una forte sinergia tra istituzioni locali e partecipazione dal basso e la definizione di una road map nazionale” che preveda “politiche e interventi duraturi e lungimiranti che permettano di contrastare disuguaglianze ambientali, sociali ed economiche in aumento soprattutto nelle aree urbane”. È questa per Legambiente “la sfida su cui l’Italia deve accelerare il passo nei setti anni che ha di fronte anche per centrare l’obiettivo 11 dell’agenda 2030 dell’Onu per lo Sviluppo Sostenibile che chiede ai 193 Paesi delle Nazioni unite che l’anno sottoscritta, tra cui l’Italia, ‘città e insediamenti umani inclusivi, sicuri, duraturi e sostenibili'”. Sei le proposte e aree di intervento che l’associazione ambientalista ha presentato oggi con il suo report “Periferie più giuste” e che indirizza al Governo Meloni. In dettaglio: 1) una politica intersettoriale dedicata alla rigenerazione delle periferie che tenga conto della riqualificazione fisica, sociale e culturale; 2) un’integrazione degli interventi sulle singole abitazioni con quelli a scala di comunità e di quartiere; 3) la garanzia del diritto a un abitare dignitoso e bassi consumi energetici attraverso politiche pubbliche coerenti con la nuova direttiva europea sulle case green; 4) accesso garantito come diritto di cittadinanza a servizi sanitari, sociali, culturali e di istruzione prossimi e di qualità e a spazi pubblici, alla mobilità, al verde; 5)diritto di accesso all’energia per tutti, con politiche strutturali, non affidate solo ai bonus; 6) contrasto alla povertà educativa attraverso una programmazione che finanzi a livello territoriale i Patti Educativi di Comunità, coinvolgendo i vari soggetti attivi (istituzionali e non).