Da pattumiera a risorsa, il Vesuvio incanta i turisti e macina nuovi record
CRONACA
30 ottobre 2023
Da pattumiera a risorsa, il Vesuvio incanta i turisti e macina nuovi record
Dalle scene di guerriglia ai percorsi naturalistici per promuovere il territorio Arresti, denunce e battaglie per difendere la natura e cancellare le terra dei tumori
metropolisweb

Sono trascorsi 13 anni da quella data ancora incisa nella mente e nel cuore dei cittadini. Il 19 ottobre di 13 anni fa scoppiavano le guerriglie per impedire che qualcuno piazzasse una pattumiera a cielo aperto nella Cava Sari, poi Cava Ranieri. Per evitare di trasformare il Vesuvio in una discarica. Giorni lontani, passati ma che hanno rappresentato la storia di un territorio che ha saputo trarre da quella esperienza di dolore e sangue una risorsa sociale e anche economica. Oggi il Vesuvio è infatti risorsa: è meta turistica, è il fiore all’occhiello dell’area vesuviana e in quella Cava dopo la rimozione dei cumuli di rifiuti sono spuntati reperti storici di un valore immenso, resti di ville rustiche del II-I secolo a.C. Insomma, quell’inferno scatenato per difendere il proprio territorio è servito a qualcosa senza dubbio anche se oggi si continua a lottare per evitare sversamenti di chi continua a lasciare sacchetti e rifiuti ovunque sporcando un ritratto di una natura che persino dopo gli incendi che hanno devastato gran parte di aree che continua a riemergere, rinascere più forte di prima. Di sempre. La forza dell’uomo che devasta è meno forte di una natura che invece vuole mostrarsi con le ginestre, i conigli selvatici e ancora mille risorse e prodotti di eccellenza solo made in Vesuvio.

Le testimonianze

«La puzza di morte la sentivi addosso anche se eri vivo. La sentivi scorrere nelle vene mentre alla rotonda di via Zabatta aspettavi che arrivavano le associazioni per protestare e i poliziotti dell’antisommossa per prenderli con il manganello» ricorda così quei giorni infernali Antonello. Era tra i cittadini che difendevano la sua terra. «Avevo tredici anni in meno, qualche capello bianco ma lottavo per la mia città – spiega mentre mostra qualche video dove lui era in prima linea – mia zia era morta qualche mese prima per un tumore. Viveva a pochi chilometri in linea d’aria dalla Cava Sari. Ricordo che ogni volta da casa sua si sentiva una scia infernale di puzza, ma una puzza chimica». Oggi Antonello vive a Milano «ho odiato quei giorni, ho odiato i vertici politici che hanno svenduto la mia città e poi sono andato via, per studiare». Era tra i giovani attivisti in prima linea, quelli che senza pensarci due volte alzarono le barricate contro tutto e tutti pur difendere la propria città. All’epoca nacque persino un comitato di donne, mamme, mogli le «Mamme vulcaniche» la t-shirt rossa come la passione, l’amore per la loro identità di appartenenza e quel simbolo di inchiostro nero inciso sul petto. «Fu la prima volta che un comitato di tutte donne decise di stazionare giorno e notte in strada, mettendo da parte affetti e famiglia – racconta Teresa – c’ero anche io ma ricordo donne che con coraggio hanno lottato anche con le mani per fermare gli sversamenti in discarica, oggi non lo farebbe più nessuno». Donne coraggiose che impugnarono il rosario davanti agli uomini in divisa implorando di smettere di avvelenare le loro vite. I loro figli. Autocompattatori incendiati in pieno giorno e in piena notte, tre città, Terzigno, Boscoreale e Boscotrecase completamente devastate. Decine di arresti, denunce, feriti e persino un processo nel quale furono ascoltati medici tra i quali Antonio Marfella, l’oncologo della “Fondazione Pascale” contro i tumori di Napoli. Tralaltro uno dei testimoni chiave del processo per gli scontri anti-discarica sulla rotonda della ‘Panoramica’ di Boscoreale di quel 19 ottobre 2010.

Il Parco del Vesuvio

Ricorda bene quei giorni maledetti l’attuale sindaco di Trecase oggi alla guida del Parco Nazionale del Vesuvio: «Sono immagini che nessuno potrà mai dimenticare – sottolinea Raffaele De Luca – una ferita per il nostro territorio, per noi cittadini che abbiamo amato e lottato ma sono tempi quelli ormai lontani rispetto alla gestione attuale e soprattutto al riscatto che questo territorio si è conquistato ». Parla di come il Vesuvio sia diventato una risorsa «abbiamo di fronte un polmone naturalistico che può e deve essere di contrasto al cambiamento climatico, un deterrente contro il rischio idrogeologico e in questa direzione stiamo lavorando – continua De Luca – in questi anni è stata messa in campo la valorizzazione di un’agricoltura di qualità, un lavoro enorme che 13 anni fa forse nemmeno noi avremmo mai immaginato ma su quale ora siamo consapevoli che qui non manca nulla, il Vesuvio è la parola più ricercata al mondo e il simbolo di un territorio che in pochi anni è diventata una meta turistica che alimenta un circuito che forse in pochi immaginano: un turista che viene nell’area Vesuviano si trova il simbolo della natura, ma si trova i siti archeologici, sentieri naturalistici, prodotti di qualità a km zero e un circuito virtuoso ricettivo che diventa così la linfa per territori dove spesso la disoccupazione ne è da padrona. E’ vero quindi – conclude – abbiamo pianto, lottato, sofferto e quelle immagini non sbiadiranno facilmente dalla nostra memoria ma da quelle abbiamo saputo riscattare un territorio diventato risorsa per tutti e in tutto il mondo che continueremo a promuovere e a difendere».

I numeri

E sono numeri da record quelli che nel 2022 per l’Ente Parco Nazionale del Vesuvio hanno fatto registrare 534.621 visitatori rispetto ai 188.470 del 2021 al Gran Cono, la vetta di uno dei vulcani più famosi al mondo. Numeri che sono in netto aumento, in attesa del report di fine anno visto i nuovi percorsi naturalistici inaugurati, i servizi di biglietteria e l’indotto alimentato grazie alla decisione di mettere in rete i siti archeologici con il Vesuvio, una formula senza dubbio vincente che continua a portare sulla vetta della grande bellezza turisti di tutto il mondo.