Abbandonati al loro destino, a gestire situazioni a volte al limite anche della sopportazione fisica. Interrompere un percorso terapeutico spesso può comportare un regresso anche per chi, nel corso dei mesi, aveva mostrato segnali di crescita in un percorso infinito. Sarà così – almeno per il momento – per gli oltre 500 bambini che frequentano il centro Neapolisanit di Ottaviano, la struttura che dall’inizio del mese di novembre – per la carenza dei fondi – non garantirà più l’assistenza ai tanti utenti che stavano seguendo cicli terapeutici dagli importanti effetti sul piano sanitario ma delle relazioni. All’indomani dell’entrata in vigore dello stop alle attività nella struttura resta la rabbia per un provvedimento fotocopia a quanto già verificatosi alcuni anni fa e a cui non si riesce a trovare una soluzione definitiva. «Siamo alle solite, a pagarne le spese sono sempre i nostri figli. Noi famiglie siamo abbandonate al nostro destino, mentre chi dovrebbe prendere decisione preferisce perdersi in tecnicismi e strambe burocrazie», l’urlo è quello di decine di genitori che ora sono costretti ad «arrangiarsi». «Ma non tutti hanno le possibilità economiche di rivolgersi a professionisti nel privato, i nostri figli non possono interrompere le terapie», dicono ancora. L’unica cosa che chiedono è quella di «riaprire immediatamente la struttura, o quantomeno chiediamo l’assegnazione verso un altro centro specializzato. Ma non bloccate tutto, ne va della salute dei nostri ragazzi». Un diritto che oggi appare calpestato in nome del «monte ore» ormai esaurito e dei fondi messi a disposizione dei centri convenzionati. «Solo all’Asl Napoli 3 sud siamo costretti a vivere questo calvario, abbiamo conoscenti che vivono in altre città della provincia che fanno parte di altre aziende sanitarie e per loro le terapie continuano senza problemi. Quasi con cadenza annuale noi siamo costretti a fare barricate, a lottare. Siamo stanchi e sfiduciati». Un sentimento che serpeggia insieme alla rabbia nell’animo di chi, ancora una volta, vede negarsi quello che gli dovrebbe essere riconosciuto. Dall’area Vesuviana alla fascia costiero-stabiese, la rabbia monta non solo nelle chat tra genitori, ma anche all’esterno della struttura dove la comunicazione affissa dai vertici di Neapolisanit ha rappresentato una doccia gelata. Resta l’incertezza in vista del futuro. «I tempi per loro sono lunghi, noi non ce lo abbiamo più il tempo a disposizione. E ogni seduta che salta potrebbe rappresentare un grave danno per i nostri figli. Noi chiediamo soltanto l’accesso alle cure, per molti ragazzi autistici questi percorsi sono fondamentali. Invece ci lasciano elemosinare per le cure e non è giusto». Se il budget di spesa è terminato, le aziende competenti potrebbero – nei tempi previsti – far ricorso a fondi extra per garantire comunque l’assistenza alle famiglie. Così non è stato e all’orizzonte si profila l’ennesima battaglia. «Faremo presidi, stiamo creando un’associazione e abbiamo già inviato una diffida. A cui Asl e Regione non ci hanno degnato nemmeno di una risposta. Anche questo siamo costretti a subire. Non solo ci hanno fermato le terapie, ma restiamo anche inascoltati».
CRONACA
4 novembre 2023
Al Neapolisanit di Ottaviano terapie sospese per i bimbi disabili, la rabbia delle famiglie: «Siamo abbandonati»
#OTTAVIANO #NEAPOLISANIT
Il caso delle cure sospese perché i fondi sono finiti. La rabbia delle famiglie