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Picchiati e umiliati: la vita in trincea degli infermieri
CRONACA
23 gennaio 2024
Picchiati e umiliati: la vita in trincea degli infermieri
metropolisweb

Quindici aggressioni in meno di tre settimane, una degenerazione culturale che fa della provincia di Napoli una zona rossa sul fronte della violenza agli operatori sanitari. Stavolta l’allarme arriva da Antonio De Palma, presidente nazionale del sindacato Nursing Up che urla la sua rabbia all’indomani dell’ennesimo episodio di violenza in provincia di Napoli, appena due giorni fa, ai danni di una una infermiera del 118, picchiata da un paziente ubriaco a bordo dell’ambulanza che era diretta ibn ospedale. «Studiamo questo drammatico fenomeno da tempo, lavoriamo di concerto con i nostri referenti locali, siamo supportati dalle indagini dei cronisti di nera con cui siamo costantemente in contatto, e da mesi e mesi denunciamo alle istituzioni che gli infermieri del 118 corrono rischi di una estrema gravità, ogni giorno, soprattutto ogni notte, durante i propri interventi a casa dei pazienti». Al pari dei professionisti dell’assistenza che lavorano nei pronto soccorsi, la maggior parte delle volte sguarniti di forze dell’ordine negli orari notturni, i professionisti del 118 rischiano almeno tre volte di più, rispetto a qualsiasi infermiere che lavora in un altro reparto. «Oltre tutto, è palese che se un cittadino esasperato, è capace di distruggere un pronto soccorso, interrompere un pubblico servizio, arrivare a minacciare un infermiere con la pistola rubandola a una guardia giurata, arrivare al punto di rompere un dente a una inerme infermiera, immaginate cosa può fare all’interno della propria abitazione, quanto si senta forte e capace di tutto nelle proprie quattro mura». La situazione è diventata insostenibile, lo confermano autorevoli report nazionali: un infermiere del 118, almeno una volta nella vita, subisce o subirò una aggressione fisica o una minaccia. Il rischio arriva addirittura al 100%. Intanto i dati sulle violenze ai danni degli infermieri, aggiunge De Palma, nella sola Campania, sono a dir poco preoccupanti, e siamo solo al 21 gennaio del nuovo anno. «In questo 2024 siamo addirittura arrivati a quota 7 aggressioni ufficiali per la Asl Napoli 2 nord, salendo a 11 compreso Napoli città e giungendo a 15 casi contemperando gli ospedali della Asl Napoli 3 sud. Un’escalation all’attenzione della prefettura che avrebbe deciso di allargare la platea dei drappelli di polizia nelle strutture sanitarie cittadine. Attualmente, a Napoli, sono in funzione all’Ospedale del mare, Pellegrini e Giugliano e a quanto pare saranno estesi a Castellammare, Santobono e San Paolo di Fuorigrotta». Una riflessione è doverosa e con essa una domanda: ma bisogna aspettare che gli episodi arrivino fino a questo punto di gravità per decidere di rafforzare i presidi di pubblica sicurezza? «Ci dispiace ma non siamo affatto soddisfatti che questi interventi arrivino solo dopo un numero così elevato di aggressioni, ed è inoltre palese che potrebbero non essere ancora sufficienti»,  conclude De Palma. «Verificheremo, in base alle nuove disposizioni, con i nostri referenti locali, se gli agenti sono davvero presenti, nei suddetti ospedali, anche negli orari notturni e nei fine settimana: dobbiamo farlo, adesso è davvero in gioco la vita degli infermieri». Anche i cittadini sono esasperati dai crescenti disagi e disservizi che si registrano all’interno degli ospedali, «in un dilagante clima di mala cultura addossano tutte le responsabilità ai professionisti sanitari, mentre non dobbiamo e non possiamo dimenticarci dei nostri infermieri del 118, in particolare delle nostre donne a bordo delle ambulanze».

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