Blu intenso, oltremarino, profondo. Ocra che vira dal giallo vivo al rosso. Questi i colori che spiccano sul pannello maiolicato che dagli anni Cinquanta impreziosisce l’antica Porta della Marina di Amalfi. Il lavoro di restauro dell’opera del maestro ceramista vietrese Renato Rossi è stato presentato lo scorso venerdì in un evento pubblico che ha dato la possibilità anche ai “non-addetti ai lavori” di comprendere il delicato e complesso iter di restauro di un monumento dalle caratteristiche peculiari ed esposto pericolosamente alla salsedine marina oltre che agli altri agenti atmosferici. Ripristinare l’antico smalto per restituirci fedelmente quei colori, non deve essere stato semplicissimo per Lorenzo Morigi, Giancarlo Napoli e Luigi Criscuolo, che con sguardo attento e sapienti mani hanno trattato ogni singola tessera come tassello prezioso di una storia. Un mosaico di tessere in cui due colori, il blu e l’ocra, sinesteticamente ci restituiscono la doppia anima di Amalfi: quella legata al mare, come paesaggio, risorsa, orizzonte che da “limite” si trasforma in punto di partenza, e quella legata alla terra nuova da esplorare e conquistare ma anche alla propria terra da custodire e coltivare. “Un piede nella barca e uno nella vigna” recita una celebre frase che Del Treppo riferisce agli amalfitani. La pesca nel Mediterraneo, ai tempi della grande Repubblica Amalfitana, non consentiva guadagni che da soli affrancassero una famiglia dal bisogno. Si dovevano praticare altri lavori “quando le barche sulla spiaggia, poggiate su una murata, attendevano una nuova calafatura per rituffarsi in mare”. Non solo. Bisognava avere anche un piede nel bosco per fare legna e carbonella, un piede nella campagna, uno sui pendii delle colline per coltivare gli affusolati agrumi, fiore all’occhiello di questa Costa. “I monumenti sono espressione della volontà degli uomini, che li hanno voluti in un certo modo e in un certo luogo”: è il pensiero espresso da Daniele Milano, Sindaco di Amalfi, alla cui amministrazione si deve l’opera sistematica di restauro dei principali Beni Culturali del centro storico, nella fattispecie della settecentesca fontana di Sant’Andrea e della statua bronzea di Alfonso Balzico dedicata a Flavio Gioia. L’affermazione riguardava in particolare le vicissitudini che hanno portato la statua all’attuale collocazione ma può essere traslata ad ogni altro monumento, al cospetto del quale dovremmo abituarci a riflettere “a tutto tondo”. Salvaguardare la memoria storica di un luogo attraverso i Beni Culturali che lo hanno reso ciò che è. Oggi più di ieri, però, la sola conservazione non sembra più sufficiente e l’ulteriore sforzo di rendere il Patrimonio accessibile e integrato alla quotidiana vita civile, senza peraltro snaturarlo e svilirlo, sembra una delle sfide politiche più attuali sul tema. Il valore del Patrimonio Culturale viene sempre più riconosciuto e affermato anche dalle istituzioni europee e internazionali, non più solo come deposito di conoscenze ma come risorsa condivisa, bene comune di cui si riconosce appieno il valore anche economico! Modelli di fruizione che sottopongono siti e beni ad una eccessiva pressione antropica, mettendone a rischio l’integrità, non sono più sostenibili. Un ruolo strategico rivestono programmazione a medio e lungo termine e applicazione di nuove tecnologie al Patrimonio materiale e immateriale, ai manufatti e alle città, agli oggetti e ai territori, senza limiti di tempo e spazio. In conclusione, tra la recente istituzione del Museo della Bussola presso gli Antichi Arsenali della Repubblica Marinara di Amalfi e la notizia della candidatura del Patrimonio agricolo di Amalfi al programma GIAHS (Globally Important Agricoltural Heritage Systems) della FAO, iniziative pure intraprese dall’amministrazione Milano, sembra proprio che ad Amalfi si stia cercando di perpetrare questo virtuoso connubio tra i colori che le tessere maiolicate del nostro bel monumento continua a suggerire ai cittadini e ai visitatori di tutto il mondo, attraverso un processo ben congegnato.
CRONACA
5 febbraio 2024
Amalfi risplende, restaurati i colori della storia