Torre del Greco. Nella settimana del ritorno dopo 15 anni della festa dei Quattro Altari c’è un «anniversario triste» per centinaia di famiglie del centro storico: oggi alle 10.30, infatti, in corso Umberto I si celebrerà il primo «compleanno» del crollo capace di spaccare in due Torre del Greco e mandare sul lastrico decine di commercianti della zona. Perché – a dodici mesi dalla sciagura al civico 59 – i lavori di messa in sicurezza dello stabile interessato dal cedimento dell’ala all’angolo con vico Pizza restano un miraggio e la strada continua a essere chiusa al traffico, con tutti i disagi e le criticità del caso.
Un anno da incubo
Il 16 luglio dello scorso anno era un’infuocata domenica d’estate, quando il silenzio di corso Umberto I venne spezzato da un devastante boato: un’intera ala del fabbricato al civico 59 si era sbriciolata al suolo, facendo temere per la vita degli abitanti del condominio. Immediata si attivò la macchina dei soccorsi, con decine di vigili del fuoco e agenti di polizia municipale pronti – insieme a diversi volontari del quartiere – a scavare a mani nude tra le macerie per provare a riportare alla luce chi era stato travolto da una valanga di pietre e detriti: una lotta contro il tempo grazie a cui venne scongiurato il rischio di una tragedia e salvati gli unici quattro feriti dal crollo. Ma le conseguenze del cedimento sono state drammatiche per l’intero quartiere e non solo: l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Luigi Mennella chiuse (per ovvie ragioni di sicurezza) la strada al traffico, segnando l’inizio della fine per la piccola economia della zona. Perché, come da (facili) previsioni, i tempi per la messa in sicurezza del fabbricato e la conseguente riapertura di corso Umberto I si sono rivelati «biblici».
L’attesa della procura
Per i primi sei mesi – durante cui l’ente di palazzo Baronale ha provveduto agli interventi per consentire il rientro a casa delle famiglie inizialmente sfollate dagli edifici a ridosso della «zona rossa» e alla realizzazione di un passaggio pedonale – a bloccare i lavori di ripristino e riqualificazione del fabbricato crollato è stata l’inchiesta condotta dalla procura di Torre Annunziata per fare piena luce sulla vicenda. Una volta concluse le indagini – 23 gli indagati a rischio processo – si è poi aperta la «querelle» tra condomini e Comune per l’esecuzione degli interventi di messa in sicurezza, fino all’ultimatum di fine maggio dell’ente di palazzo Baronale. Dopo un’accesa assemblea condominiale, già a inizio giugno era stato approvato il piano dei lavori – spesa complessiva di circa 70.000 euro – destinati a ripristinare l’edificio e a consentire la riapertura del corso. Il progetto deve incassare il via libera dalla procura, ma fino a oggi non è arrivata alcuna risposta dal palazzo di giustizia di via Nazionale. Un assordante silenzio a fare da contraltare al grido di dolore lanciato in diverse occasioni da residenti e commercianti della zona. L’ultimo lanciato la scorsa settimana, alla vigilia dell’anniversario triste del crollo: «Se non cambia subito qualcosa, saremo costretti a chiudere bottega. Per sempre». Come a dire: non è vero che è stata una sciagura senza vittime, perché qui è morto il commercio».
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