I fatti di Foggia non sono isolati, e non a caso nelle ore successive si sono registrate altre due aggressioni agli operatori della sanità, stavolta alle porte di Napoli. «Per il capoluogo e la sua provincia gli episodi di violenza ai danni di medici e infermieri sono all’ordine del giorno», denuncia l’associazione «Nessuno tocchi Ippocrate», che da tempo porta la conta degli episodi di violenza negli ospedali e ai danni degli operatori del 118. All’Asl Napoli 1 siamo già a 36 aggressioni nel 2024, sono ben oltre le 50 quelle registrate nelle aziende sanitarie che coprono la provincia.
In generale, i casi di aggressioni nei confronti degli operatori sanitari in tutta Italia hanno ormai superato il livello di guardia. Dalla relazione 2023 dell’Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie (Onseps), inviata alle Camere nel marzo scorso, sono emersi infatti 16 mila episodi di aggressione con 18 mila operatori coinvolti. Una deriva culturale che ha contagiato tutto il paese ma che nell’area vesuviana tocca l’apice in maniera preoccupante.
E negli ospedali della Napoli tre che, al di là del colore politico, si caldeggia l’idea del governo di istituire il daspo per chi usa violenza contro i medici e gli infermieri. La continua crescita del fenomeno fa invocare misure sempre più forti, come l’uso dell’esercito e il fermo di polizia, con l’istituzione della flagranza differita, proposte arrivate da sindacati e Asl. E per dissuadere arriva anche una proposta che avrebbe l’effetto di penalizzare le tasche di chi aggredisce medici, infermieri ed operatori socio-sanitari: una sorta di Daspo sanitario che farebbe decadere la gratuità delle cure.
A lanciare una petizione è un medico campano (Salvatore La Gatta) e pochi giorni fa anche un ddl in questa direzione è stato presentato al Senato. Anche la Cisl chiede il pugno di ferro attraverso le parole di Ignazio Ganga, reggente della Cisl Medici nazionale. L’Organizzazione Mondiale della sanità, accanto ai rischi tradizionali per la salute del lavoratore e ai rischi psicosociali emergenti legati all’organizzazione del lavoro, ha dovuto associare il tema della violenza sul posto di lavoro. Le statistiche dell’Osservatorio Nazionale sulla Sicurezza degli Esercenti le Professioni Sanitarie e Socio-sanitarie segnala nel 2023 ben 18.000 operatori vittime di atti di aggressione di cui il 26% di tipo fisico, fra i quali le donne rappresentano il 64% del personale coinvolto. In base a questi dati, la Cisl è favorevole all’inasprimento delle pene a carico degli aggressori.
Chi è contrario al Daspo dalle cure per chi commette violenze è Fabio De Iaco, presidente della Simeu, la Società italiana medicina dell’emergenza urgenza. «Non serve e credo che potrebbe essere anche incostituzionale, non si può far rinunciare all’assistenza sanitaria pubblica è contro ogni principio deontologico. Anche il teaser o il porto d’armi mi fanno sorridere, credo invece che sia giusta la proposta dell’arresto in flagranza. Ma sono convinto che un punto sia quello delle maggiori tutele per i medici e gli infermieri. Le ammende economiche previste dalla legge servono invece a poco e ne sono state registrate pochissime .