Il porto di Salerno è diventato cruciale anche per l’importazione e l’esportazione di merci illecite, «soprattutto a causa dell’assenza di attrezzature di controllo dei container». Ma anche per la «diffusa serie di infedeltà da parte di chi dovrebbe controllare». Sono le parole durissime del procuratore della Repubblica di Salerno, Giuseppe Borrelli nel corso dell’audizione a Palazzo San Macuto (Roma) davanti alla Commissione di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e sul altri illeciti ambientali e agroalimentari.
Rispetto alla carenza di attrezzature adeguate, Borrelli ha sottolineato che «c’è necessità di uno scanner di ultima generazione» e l’augurio è che arrivi nel 2024. Fino ad allora eventuali rinvenimenti di materiali illeciti saranno esclusivamente demandati alla fortuna. «E’ evidente che l’assenza di un macchinario capace di verificare cosa c’è all’interno dei container rende la scoperta delle merci illecite in transito attraverso il porto un fatto episodico, assolutamente casuale, dovuto spesso o alla fortuna o a segnalazioni provenienti da organi di polizia prevalentemente esteri», ha spiegato Borrelli.
Questa e’ una delle ragioni per le quali non ci accorse della partenza, da Salerno, dei rifiuti illeciti poi bloccati in Tunisia e rispediti in Campania. «In particolare, rispetto alla vicenda dei rifiuti esportati in Tunisia la procura di Salerno ha preso cognizione unicamente nel momento in cui questi rifiuti furono scoperti in Tunisia e ne fu disposto il rimpatrio a Salerno». Ad incidente poi sul fenomeno dell’importazione e delle esportazioni di merci illecite c’è anche un “buco” nei controlli. Il magistrato ha parlato di infedeltà e ha ricordato che nel 2020 la procura di Salerno eseguì una misura cautelare a carico di 50 tra spedizionieri e operatori dell’Agenzia delle dogane per reati di corruzione finalizzati alla mancata effettuazione dei controlli doverosi per legge.