Portici. La «promozione» era assicurata: bastava pagare 3.000 euro per sostenere le prove – a fronte di un importo previsto dalla normativa di 12,09 euro – e la maturità era praticamente in tasca, a dispetto del grado di preparazione dello studente.
Era la «tassa d’esame» versata dagli iscritti alla Da Vinci School, il presunto «diplomificio» scoperto e sequestrato dalla guardia di finanza in via della Repubblica a Bologna. Il provvedimento è scattato in seguito all’ordinanza firmata dal gip Andrea Salvatore Romito al termine di un’articolata attività di indagine sul «modus operandi» della scuola.
La procura di Bologna – attraverso il pubblico ministero Stefano Dambruoso, a capo dell’inchiesta – contesta a vario titolo a sette indagati i reati di associazione a delinquere, corruzione e falso. I candidati – come emerso dalle indagini – venivano «indirizzati» in una scuola paritaria a Fermo e in un istituto a Portici dove, a prescindere dalla loro effettiva preparazione, veniva garantito il conseguimento del diploma o dell’esame di idoneità.
L’unico reale «sforzo» dei candidati sarebbe stato il pagamento di parte della quota pagata dagli iscritti alla struttura bolognese. Gli indagati sono i responsabili delle tre scuole. All’istituto di Portici sarebbero stati versati dal 2017 al 2023 circa 214.000 euro, mentre alla scuola di Fermo 60.000 euro. I programmi scolastici si sono rivelati lacunosi e sono state rilevate false attestazioni sulla presenza degli studenti a lezione o sui percorsi di alternanza scuola-lavoro. La promozione era stata garantita al 100% degli studenti.
@riproduzione riservata