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Camorra Sant’Anastasia: dopo 25 anni in carcere, domiciliari per il boss Anastasio
CRONACA
20 settembre 2024
Camorra Sant’Anastasia: dopo 25 anni in carcere, domiciliari per il boss Anastasio
Andrea Ripa

Un quarto di secolo rinchiuso dietro le sbarre di un carcere, gran parte dei quali passati al regime di carcere duro (41 bis). Dopo 25 anni per Aniello Anastasio è arrivata una sentenza inattesa. Potrà lasciare il carcere per proseguire la detenzione, è condannato all’ergastolo, agli arresti domiciliari. Non tornerà in Campania, non vedrà la Sant’Anastasia in cui per anni ha guidato gli affari criminali della cosca fondata dalla sua famiglia, ma sarà ristretto agli arresti in casa da un nipote residente a Pavia. Il 74enne, in espiazione pena dell’ergastolo ostativo definitivo, detenuto ininterrottamente dal 1999, gran parte dei quali in regime di 41 bis, ha ottenuto il via libera dal magistrato di sorveglianza del tribunale di Milano nei giorni scorsi, in accoglimento di specifica istanza presentata dal difensore del capoclan, l’avvocato Mario Terracciano del foro di Nola. L’ordinanza segue l’accoglimento di precedenti istanze di permesso premio, ottenute sempre dal medesimo difensore in sede di reclamo  innanzi al Tribunale di Sorveglianza di Milano, avverso il rigetto del Magistrato di Sorveglianza presso il medesimo tribunale.Già da diversi anni il boss non era più recluso in regime di carcere duro nel penitenziario in cui era stato rinchiuso anni addietro.Ora una nuova attenuazione della detenzione con l’accoglimento della richiesta per il boss di Sant’Anastasia che a 74 anni, di cui gli ultimi 25 anni vissuti dietro le sbarre di un carcere, potrà lasciare il penitenziario.Aniello Anastasio, detto «’o zio», è stato per anni a capo della cosca che dominava sulla zona vesuviana tra Sant’Anastasia, Cercola e Pollena Trocchia, essendo il clan nella struttura camorristica degli Alfieri.Aniello Anastasio è stato tra i primi boss ad attuare la strategia di conquista di territori estranei al luogo di origine della cosca che aveva guidato. All’inizio del nuovo millennio vengono svelati gli affari del potente capoclan in gran parte del territorio laziale. A seguito di un’inchiesta della Dda si scopre che il padrino di Sant’Anastasia aveva esteso la sua influenza dai paesi vesuviani fino al territorio romano: da Anzio a Nettuno, dai Castelli fino alla capitale dove aveva investito i soldi dei suoi traffici illeciti in negozi di moda. Il boss Aniello Anastasio, approfittando del soggiorno obbligato a Roma, aveva fatto diventare la cittadina di Anzio come sua base per il riciclaggio del denaro con l’appoggio di gruppi criminali calabresi, sudamericani e albanesi.

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