Sono 50 le ordinanze di custodia cautelare consegnate a Caivano nell’ambito di una vasta operazione che ha consentito di assestare un duro colpo a un gruppo criminale che spacciava droga su tutto il territorio. Dei 50 indagati, 49 erano già in carcere. Un’indagine che ha consentito di chiarire come il clan Angelino-Gallo era riuscito ad infiltrarsi anche nell’amministrazione pubblica, traendo profitto nell’assegnazione degli appalti con la collaborazione di funzionari, come dimostrano diverse indagini, in primis quelle del ottobre 2023.
Il banco alimentare della camorra
In occasione della pandemia, in particolare quando venne adottato il lockdown, la camorra aveva organizzato un banco alimentare per le famiglie che non avevano niente, che fino a quel momento vivevano solo di espedienti, per intercettare voti.
Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri nel corso della conferenza stampa convocata per illustrare una vasta operazione antidroga dei carabinieri a Caivano. “Mentre i virologi andavano in tv, la camorra si preparava il terreno per chiedere il voto a queste persone, in occasione delle tornate elettorali”.
Ed effettivamente le successive indagini hanno consentito di cristallizzare una vera e propria “interazione tra dipendenti del comune di Caivano e la criminalità organizzata locale, finalizzata a pilotare gli appalti verso certe ditte a cui poi veniva chiesta una tangente”. Infiltrazioni, documentate, poste poi alla base del decreto di scioglimento dell’amministrazione comunale.
Il sistema di connivenza
“Le mafie esistono solo perché c’è chi interagisce con la camorra, con la ‘ndrangheta” e “se questo dovesse finire, se il cittadino e il potere amministrativo, la smettesse di guardare la camorra e salutarla, allora inizierebbe l’inizio della fine per le mafie”. Lo ha detto il procuratore di Napoli Nicola Gratteri. “Se questo non dovesse finire, allora le mafie resteranno un “pozzo senza fondo: tutto dipende dalle scelte di campo che si fanno”.
Il boss: «Abbiate paura dei killer non degli sbirri»
“Devono avere paura dei killer, non degli sbirri”: parola di di Massimo Gallo, esponente di vertice del clan Angelino-Gallo, intercettato dai carabinieri nell’ambito di indagini sullo spaccio di droga a Caivano. La conversazione riguarda un colloquio durante il quale uno dei vertice del clan Angelino-Gallo parla del raid incendiario ai danni di un cittadino del Parco Verde di Caivano.
La droga arrivata dalla Calabria grazie ai contatti con le ‘ndrine di Gioia Tauro e del Nord Italia. Nel corso della conferenza stampa è stato anche ricordato che le indagini che si sono susseguite dal 2019 hanno portato alla luce i contatti del clan Angelino-Gallo con l’amministrazione comunale, inchieste che hanno portato allo scioglimento dell’amministrazione comunale per infiltrazioni camorristiche.