Cade l’aggravante mafiosa e il processo sarà da rifare per Christian Cirillo, Luigi Di Napoli e Giovanni Vangone accusati del tentato omicidio dell’avvocato Antonio Iorio. La decisione è stata presa ieri dalla Corte di Cassazione, che ha accolto il ricorso presentato dai legali dei tre uomini annullando così la sentenza di condanna emessa a novembre. I tre imputati, che in appello erano stati condannati a undici anni di reclusione ciascuno, vedono ora decadere l’accusa più pesante, legata alla criminalità organizzata. Il processo dovrà ripartire da zero, con una nuova valutazione dei fatti alla luce dell’assenza dell’aggravante mafiosa, come argomentato dagli avvocati Mauro Porcelli, che difende Christian Cirillo, e Giuseppe Ricciulli, legale di Luigi Di Napoli e Giovanni Vangone. Il caso ruota attorno a un tentato omicidio che ha visto l’avvocato Antonio Iorio, legale di fiducia degli imputati e noto al foro di Torre Annunziata, come bersaglio. Secondo l’accusa, Cirillo, Di Napoli e Vangone avevano pianificato l’omicidio di Iorio a causa di una presunta negligenza da parte del legale in una vicenda processuale che coinvolgeva la famiglia Di Napoli. Gli imputati, dopo aver pedinato Iorio e studiato le sue abitudini, avrebbero tentato di ucciderlo per ben due volte. Il primo tentativo di omicidio, fortunatamente, fallì per puro caso. Quella mattina, infatti, Iorio uscì di casa molto presto, sventando inconsapevolmente la trappola tesa dai suoi clienti. Ma il pericolo per l’avvocato non era passato. I tre uomini organizzarono un secondo agguato, che questa volta venne sventato grazie all’intervento dei carabinieri di Torre Annunziata. In quel periodo, i militari erano già impegnati in un’indagine sull’omicidio di Antonio Morione, un commerciante ittico assassinato il 23 dicembre 2021, e tenevano sotto controllo proprio Luigi Di Napoli e Giovanni Vangone, considerati membri del commando che uccise Morione. Durante le intercettazioni legate al caso Morione, gli inquirenti scoprirono che i due fratellastri Di Napoli e Vangone, figli del capoclan Vangone di Boscotrecase, avevano in mente un nuovo obiettivo: eliminare l’avvocato Iorio. I carabinieri, informati del piano, riuscirono a mettere in salvo l’avvocato, trasferendolo in una località protetta prima che il delitto venisse compiuto. Questo intervento tempestivo fu cruciale per scongiurare un secondo tragico evento. La decisione della Cassazione di annullare l’aggravante mafiosa rappresenta un passaggio chiave per il caso. La mancanza di questo elemento fondamentale impone alla giustizia di riconsiderare il quadro accusatorio senza il peso dell’affiliazione alla criminalità organizzata, il che potrebbe avere un impatto significativo sulle future condanne. Tuttavia, ciò non solleva Cirillo, Di Napoli e Vangone dalle accuse di tentato omicidio, ma il processo dovrà fare luce nuovamente su tutti i dettagli della vicenda, con possibili modifiche alle pene che potrebbero essere inflitte. Questo nuovo sviluppo aggiunge un ulteriore capitolo a una storia già complessa e densa di intrecci criminali. La vicenda ha messo in luce non solo la pericolosità delle dinamiche legate alla criminalità organizzata nel territorio oplontino, ma anche la tensione crescente tra avvocati e clienti coinvolti in contesti malavitosi. La riapertura del processo offrirà alla giustizia l’opportunità di fare ulteriore chiarezza su una trama che coinvolge interessi criminali, vendette personali e delicate questioni legali.
CRONACA
15 ottobre 2024
Tentarono di uccidere l’avvocato Iorio: cade l’aggravante mafiosa