«Il colonnello Fabio Cagnazzo conosceva il piano di eliminare Angelo Vassallo e vi ha concorso, avviando i depistaggi immediatamente dopo l’omicidio: la promessa della copertura avrebbe rafforzato il proposito criminoso in capo ai complici, certi di poter sfuggire alle proprie responsabilità». E’ quanto il gip di Salerno afferma a proposito del colonnello dei Carabinieri arrestato per l’omicidio del sindaco-pescatore. A conferma di questa ipotesi il giudice cita l’allontanamento di Cagnazzo da una comitiva con cui si stava recando al ristorante proprio la sera dell’omicidio: c’è un buco di 23 minuti, in concomitanza con l’esecuzione del delitto, in cui l’ufficiale è scomparso e di cui non ha saputo dare una spiegazione.
Secondo il gip, l’allontanamento del colonnello rimanda «ad una sua immediata attivazione concomitante al delitto, ad ulteriore conferma dell’esistenza di un previo accordo con i responsabili, dei quali conosceva ed aveva interesse a coprire l’identità». Il gip scrive che «il meccanismo di depistaggio ordito dal colonnello Cagnazzo veniva attuato sin dalle prime fasi successive al delitto» ed è «evidente come la stretta correlazione temporale tra l’omicidio e lo sviamento delle indagini rimandi ad una previa conoscenza degli autori del reato da parte di Cagnazzo» e, «dunque, a un previo accordo».
Il gip dice anche che l’inchiesta sull’uccisione di Angelo Vassallo non si chiude con gli arresti di ieri: il gip del tribunale di Salerno, nelle 400 pagine dell’ordinanza, scrive più volte che gli esecutori materiali del delitto, avvenuto la sera del 5 settembre 2010 mentre il sindaco tornava a casa, non sono stati ancora «chiaramente individuati», anche se è stato possibile ricostruire in modo «coerente e dettagliato» movente e organizzazione del delitto, oltre ai depistaggi successivi. Ma il giudice avverte, soprattutto, che l’attività investigativa «non ha ancora raggiunto una completa e compiuta ricostruzione degli scenari che conducevano all’esecuzione del sindaco Vassallo».
Scenari, dunque, che potrebbero svelare novità anche sul movente, al momento confinato al giro di droga in cui sarebbero stati coinvolti i quattro finiti in carcere (tra cui il colonnello dell’Arma Fabio Cagnazzo), che il sindaco aveva scoperto e che voleva denunciare. Ma questa parte delle indagini, come del resto tutta l’inchiesta, si rivela molto complicato a causa, come scrive il gip parlando delle difficoltà di ricostruire la vicenda, anche del «clima di particolare omertà, reticenza e quasi diffidenza» che si respirava, e forse si respira ancora, nei luoghi dove si sono svolti i fatti.