Nicola Ricci, segretario regionale della Cgil ospite degli studi tv di Metropolis.
Partiamo dall’attualità: la nomina di Gaetano Manfredi a presidente dell’Anci secondo lei testimonia di una rinnovata presenza e partecipazione del Sud alle scelte politiche nazionali?
«Io penso che questa nomina ha riconosciuto al sindaco Manfredi la grande capacità di saper coniugare le competenze. Non lo dico io ma ricordiamo che ha avuto che la grande induzione sull’Apple a San Giovanni dove ha voluto che l’università fosse anche incubatrice d’impresa. Ha imposto ancora oggi come dire un copyright per cui in questo periodo di emigrazione dei giovani dire che non solo loro non debbano andare via ma nemmeno i progetti insieme a loro è importante. Politicamente ha avuto una capacità politica che forse molti non si aspettavano: di avviare un dialogo con le istituzioni, un’alleanza su Napoli importante che può essere anche laboratorio politico. Al di là delle polemiche con De Luca ha dimostrato di essere l’uomo del dialogo con le istituzioni del governo portando a casa uno dei progetti più importanti per il Pnrr: un miliardo di euro per la città di Napoli e per l’area metropolitana, oltre al grande progetto di Bagnoli».
Restando su questo tema: la Corte Costituzionale ha dato una spallata al ddl Calderoli. Voi restate sempre sulla linea del referendum per abbatterlo del tutto?
«Abbiamo fondato un comitato promotore che aveva e che ha come obiettivo l’abrogazione totale della Calderoli. Logico che vogliamo andare verso un referendum per l’abrogazione totale. I rilievi che sono stati sollevati dalla Corte Costituzionale sono sette e sono sbarramenti importanti. Se la Calderoli non viene abrogata resta il tema che in questo paese 23 materie concorrenti passano alle Regioni. Il Governatore Zaia in queste ore sta cercando di portare a casa le competenze sulla protezione civile. Io vorrei che chi ci sta seguendo capisse che il tema di questo spacchettamento finisce per dividere l’Italia».
State preparando lo sciopero generale contro il Governo Meloni: che cosa non vi convince delle sue politiche?
«Sono provocatorio: la lista è lunga. Nel mirino c’è una manovra finanziaria fatta di restrizioni che non dà risposte sulle politiche salariali, non aumenta le buste paga, non dà risposte ai cittadini, ai pensionati, ai lavoratori e alle lavoratrici. Una manovra che anticipa sette anni di sacrifici. Questo Governo non dà risposte a questo paese dalla sanità, alle politiche industriali che mancano del tutto, all’istruzione. Questa è una finanziaria che non mette le risorse in campo, non fa intravedere politiche sanitarie serie».
La Campania rischia di andare in difficoltà.
«Faccio un esempio pratico. La Campania spende 400 milioni per far curare i cittadini al nord. Sulla sanità questo governo fa solo propaganda: per il 2025 vuole investire solo 800 milioni. Ecco da ragioniere dico che 400 milioni per le migrazioni sanitarie rispetto a 800 milioni investimenti per tutta la sanità nazionale mi sembra davvero una prova provata che sia solo propaganda».
L’unità sindacale è però al momento ferma: vi dispiace non essere uniti in questa battaglia?
«Non entro in polemica: non siamo noi ad aver cercato la rottura. C’è un tema molto delicato che riguarda la rappresentanza in questo paese. Le scelte che fa un governo vanno fatte con il dialogo, con il confronto. Ricordo ricordo anche con orgoglio che la Cgil e la Uil in questo paese rappresentano la maggioranza. Non siamo noi a rompere dicendo sì a prescindere senza entrare nel merito, nei confronti dei provvedimenti che deciderà il Governo per questo paese. E’ una scelta rompe l’unità sindacale: noi abbiamo un’altra idea per il paese e non siamo un soggetto partitico, ma siamo un soggetto politico. Fare politica in questo paese significa proporre riforme, un modello di sviluppo e soprattutto proporre anche soluzioni agli atavici problemi di questa in questa nostra regione ma soprattutto di tutta l’Italia».
Questi sono i giorni del dolore: a Ercolano tre giovani morti in una fabbrica di fuochi abusiva. Come si ferma questa mattanza?
«Quello che sta venendo fuori da Ercolano è incredibile. Oltre la tragedia dei morti sul lavoro abbiamo un tema dell’illegalità che vanno aggredite. Il tema è che a fronte di questa mattanza, e noi siamo la terza regione purtroppo per morti sul lavoro, occorrerebbero dei provvedimenti d’urgenza. Ma questo Governo non vuole intervenire sui provvedimenti di urgenza che sono fatti di prevenzione, vigilanza, ispezione, risorse, formazione sulle assunzioni. Abbiamo bisogno di provvedimenti seri: c’è una legge sulla sicurezza sul lavoro, e la chiudo qua, che dal primo ottobre è stata cambiata ed è andata in vigore la famosa patente a punti in cui si dice alle aziende il fatto che hanno un anno di tempo perché autocertificando di avere i criteri, di rispettare le leggi, possono dimostrare che questo avviene. Una volta che dimostrano che hanno i connotati di idoneità, hanno ulteriori 10 giorni perché verranno avvertiti di un’eventuale ispezione. In verità credo si stia affrontando il problema in maniera sbagliata: abbiamo bisogno di provvedimenti per fermare quelli che sono omicidi, veri e propri omicidi».
Lei è reduce da un’assemblea a Fincantieri: qual è la strada per lo sviluppo dell’area torrese stabiese dopo la crisi industriale?
«Io sono entrato negli anni ‘80 nel sindacato e uno dei temi era la crisi dell’area Torrese-Stabiese. Bisogna fare sistema perché va trovato l’equilibrio tra le attività industriali, Fincantieri in primis, e la vocazione turistica. Se non si trova questo equilibrio davvero noi avremo due parti importanti, due grandi potenzialità che se non si programmano insieme possono diventare due debolezze. Fincantieri deve avere la certezza della produzione e delle risorse. Un po’ come accadde per la Panda a Pomigliano, non bisogna fare tronconi o spezzatini di produzione: bisogna fare una filiera produttiva completa nel settore cantieristico. Il turismo deve trovare l’equilibrio tra interessi di soggetti privati perchè siamo in democrazia e l’imprenditore deve fare utili interessi, ma anche preservare la vocazione del territorio per questa bellissima zona.C’è poi il tema del lavoro: bisogna dare anche risposte occupazionali, perché questa è un’area che soffre all’interno della provincia di grandi numeri negativi sull’occupazione. Io non credo che ci voglia molto: ci sono due amministrazioni nuove c’è il nuovo sindaco a Castellammare e a Torre annunziata, il presidente Di Luca al netto della campagna elettorale, sembra disponibile a mettere le risorse sul campo, il sindaco Manfredi come sindaco della Città metropolitana e anche presidente dell’Anci deve ragionare con chi ci vuole fare progetti e chiedere risorse».
IL VIDEO DELL’INTERVISTA DI NICOLA RICCI