Napoli. Cala la disoccupazione, aumentano i prezzi e soprattutto le bollette, minacciando la capacità di spesa delle famiglie. E’ questa la fotografia che scatta l’Istat, all’alba di un 2025 che non si preannuncia facile per gli italiani, che potrebbero essere nuovamente costretti a stringere la cinghia. La nota positiva arriva sicuramente dall’occupazione.
A novembre 2024, rispetto al mese precedente, diminuiscono gli occupati e i disoccupati, mentre cresce il numero di inattivi. Lo riferisce l’Istat. Il calo dell’occupazione (-0,1 per cento, pari a -13 mila unità) coinvolge gli uomini, i dipendenti a termine e i 15-34enni; l’occupazione è invece in crescita tra le donne, i dipendenti permanenti e chi ha almeno 35 anni di età, rimanendo sostanzialmente stabile tra gli autonomi.
Il tasso di occupazione risulta invariato al 62,4 per cento. Il numero di persone in cerca di lavoro diminuisce (-1,6 per cento, pari a -24 mila unità) per le donne e i 25-49enni, mentre aumenta nelle altre classi di età e, seppur lievemente, anche tra gli uomini. Il tasso di disoccupazione scende al 5,7 per cento (-0,1 punti), quello giovanile sale al 19,2 per cento (+1,4 punti). Il numero di inattivi aumenta (+0,2 per cento, pari a +23 mila unità) per gli uomini e gli under 35, diminuisce nelle altre classi d’età ed è sostanzialmente stabile tra le donne.
Il tasso di inattività sale al 33,7 per cento (+0,1 punti). A preoccupare però è la capacità di spesa delle famiglie. Se gli italiani non hanno trovato l’inflazione sotto l’albero il rischio è che trovino a gennaio una mega bolletta nella calza a causa delle tensioni sui beni energetici. Confesercenti stima infatti che una ripresa dei prezzi dei beni energetici potrebbe, nel 2025, portare l’inflazione al 2,2% con un impatto sui consumi di circa 2,1 miliardi di euro di spesa in meno. «Il 2024 – afferma Confesercenti – è stato un anno di rientro dell’inflazione, scesa nella media annua all’1% rispetto al 5,3% del 2023. Un calo che ha consentito un recupero del potere d’acquisto delle famiglie che nei primi nove mesi del 2024, sempre secondo l’Istat, è stato pari al 2,5%. Un andamento positivo, favorito dai rinnovi contrattuali, e che finalmente sembra aver iniziato a imprimere una spinta favorevole ai consumi, aumentati di 5,1 miliardi nel terzo trimestre del 2024».
Crescita che Confesercenti valuta si sia consolidata «con gli acquisti natalizi e che sembra confermata anche dai primi dati sui saldi». Su questo quadro tornano tuttavia a pesare le tensioni sui mercati energetici, in particolare su quello del gas naturale, da cui dipende il prezzo finale dell’energia pagato da famiglie e imprese italiane. «Un ritorno alla crescita dei prezzi dei beni energetici – stima Confesercenti – porterebbe l’inflazione a risalire di 3 decimi di punto, con un tasso che risalirebbe al 2,2% nel 2025, sostanzialmente il doppio dell’anno appena concluso.
A risentirne sarebbe, inevitabilmente, anche la spesa delle famiglie, dal momento che i rinnovi contrattuali che sono stati firmati non potevano incorporare questa eventuale nuova accelerazione dei prezzi, e di conseguenza anche alle imprese che fanno riferimento al mercato interno». Con l’inflazione a questi livelli «la stima delle ricadute per una famiglia media è pari a +409,50 euro annui». E’ quanto indica l’Osservatorio Nazionale Federconsumatori. «Una stima su cui pesa la minaccia della nuova crescita dei costi energetici, con i beni regolamentati che segnano un’accelerata da +7,4% a +11,9% e quelli non regolamentati che attenuano sempre più il loro calo. Sulla base di tali tendenze, che rischiano di spingere ulteriormente al rialzo i prezzi, il nostro osservatorio ha stimato per il 2025 una stangata di +914,04 euro annui a famiglia».