Pagani. Non ci sarà misura cautelare (arresto in carcere) per l’assessore al commercio Pietro Sessa – come chiesto dalla procura Antimafia di Salerno, pm Elena Guarino – indagato nel terzo filone che riguarda il clan Fezza/DeVivo. Lo ha deciso il tribunale del Riesame respingendo l’appello presentato dal titolare dell’inchiesta che già aveva incassato un no (per Sessa e ii sindaco De Prisco) dal gip firmatario dell’ordinanza che a novembre scorso portò in manette (tra carcere e domiciliari) 8 persone e 8 indagati a piede libero.
I giudici del Tribunale della Libertà non hanno ritenuto sussistenti le esigenze cautelari ma i soli gravi indizi nei suoi confronti, messi insieme durante le indagini. È stato invece accolto parzialmente l’appello per Vincenzo Tramontano, figlio dell’ex funzionario e responsabile del servizio cimitero. Per il 43enne – assistito da Enzo Calabrese – i giudici hanno applicato il divieto di dimora a Pagani. E’ accusato di frode nelle pubbliche forniture, insieme ad altri 4 indagati.
La misura resta sospesa in attesa della decisione della Cassazione. Per Sessa, invece, – difeso dai legali Silverio Sica e Giuseppe Pepe – l’ipotesi di reato è falso ideologico, in concorso con l’allora titolare della società Pedema, Alfonso Marrazzo (la figura centrale di questa terza inchiesta) e l’ex responsabile del settore avvocatura dell’ente, Alfonso Serritiello. Al centro dell’episodio l’affidamento di un incarico urgente alla Pedema (gestita da esponenti del clan di Pagani, secondo una recente sentenza del Tribunale di Nocera), per un lavoro di sanificazione. Secondo l’accusa, la determina per l’affidamento fu adottata solo dopo l’espletamento dell’incarico che la società di Marrazzo ottenne grazie alla “intermediazione” di Pietro Sessa.
L’assessore della Giunta De Prisco, in sintesi, avrebbe veicolato le richieste e i solleciti di Marrazzo a Serritiello, preposto all’affidamento del servizio. Emergerebbe dai contatti tra Sessa e Marrazzo – secondo la Dda – è l’intenzione, da parte di quest’ultimo, “di farsi affidare l’incarico delle sanificazioni senza alcuna procedura di gara”. Vincenzo Tramontano – socio della Pedema – risponde invece di frode. Un’ipotesi di reato che si sarebbe concretizzata nel 2021, quando per la sanificazione fu usata una macchina modificata con la sostituzione degli ugelli di erogazione, che alterò il rapporto tra acqua e liquido sanificante.
Il risultato fu una miscela che non aveva liquido sanificante. A questo si aggiunsero anche interventi di durata breve rispetto al contratto d’appalto. Secondo l’ipotesi accusatoria della Procura Antimafia di Salerno l’indagine “è relativa all’operatività imprenditoriale ed economica del clan Fezza-De Vivo, che attraverso l’imprenditore Marrazzo nonché consigliere comunale per 20 venti anni e assessore all’ambiente fino al 2016, mediante la cooperativa Pedema di cui Alfonso Marrazzo era presidente, riusciva infatti a ottenere anche con un continuativo scambio di favori e prestazioni, appalti pubblici i quali la gestione del locale cimitero, oltre al servizio di spazzamento delle strade comunali, ed altri servizi pubblici asseritamente di somma urgenza, compreso quelli connessi alle emergenze causata dalla pandemia Covid 19 (sanificazione).
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