Che il governo abbia impugnato la legge campana per il terzo mandato, “non cambia nulla” per Vincenzo De Luca. Gli effetti dell’affollata conferenza stampa del Governatore che ha annunciato che non si dimetterà e andrà avanti promettendo battaglia non sono ancora del tutto chiari. Una battaglia “di civiltà” contro una norma ad personam e che, annuncia, porterà “in tutta Italia”. Chi si attendeva le dimissioni e la forzatura del voto a marzo è rimasto deluso. Ma c’è ancora chi pensa che, però, De Luca possa pensare a un nuovo partito o a una coalizione pronta a scendere in campo. Del resto, non è un mistero, in questi mesi il Governatore sta chiamando a Napoli esponenti della società civile, imprenditori per sottoporgli l’idea di una candidatura. Dalle parti del Pd in molti pensano che De Luca voglia correre da solo. “Non ha parlato alla Campania, ma al Paese. Vuole farsi un partito personale”. E a chi dal centrodestra sollecita ad espellere De Luca, la risposta è netta: “Espellerlo? Non gli faremo questo favore, si è messo fuori da solo”. I dem, al contrario di De Luca, scommettono che la Consulta darà ragione al governo, che il governatore non potrà ricandidarsi e che saranno in pochi a seguirlo nella sua avventura. Almeno questo è l’auspicio. Intanto alla conferenza stampa a Napoli erano presenti quasi al completo tutti i suoi consiglieri in regione. Ma da Roma si ribadisce che la linea non cambia: “La posizione del Pd – dice in tv Igor Taruffi della segreteria Schlein- è molto chiara sul terzo mandato ed è che non ci possono essere terzi mandati per chi ricopre incarichi monocratici come presidente di Regione o sindaci di città italiane. Noi riteniamo che anche in Campania sia normale e fisiologico trovare un ricambio”. Che questo ‘ricambio’ possa essere fatto con De Luca al tavolo ad oggi è storia superata. Non è un caso che, in queste settimane, stia andando avanti una delicata opera di mediazione tra i vertici regionali Democrat e la segreteria nazionale. Il tentativo è gestire questa fase delicata evitando scossoni. De Luca non ha mai parlato di un piano “B”: ma chi sta lavorando a questa mediazione pensa che coinvolgerlo in maniera centrale nella scelta del suo successore potrebbe essere una chiave per evitare che a maggio vi siano due candidati: De Luca stesso e uno scelto dai partiti romani. Il che significherebbe aprire le porte a una potenziale vittoria del centrodestra. Osserva Gaetano Manfredi, sindaco di Napoli: “Si poteva evitare di arrivare a questo. La soluzione si poteva trovare per via politica, come avvenuto in altre Regioni, trovando una composizione in cui tutti i protagonisti in campo, a partire dal presidente De Luca, avessero un ruolo nella scelta di rinnovamento”. Le cose non sono andate così. Ed ora il Pd guarda oltre e prepara le prossime regionali. Anche i 5 Stelle si stanno muovendo: siamo “pronti a lavorare con tutte le forze politiche del fronte progressista”, dicono oggi in una nota. E’ attesa la convocazione di un tavolo regionale. Perimetro della coalizione, programma e candidato presidente, i prossimi passaggi. Roberto Fico, lo stesso Manfredi sono già nel toto nomi, mentre c’è chi ipotizza un civico che metta d’accordo tutti. Sarà tema delle prossime settimane. De Luca scommette che la Consulta gli darà ragione: “Abbiamo la sensazione che finirà come con la legge sull’autonomia che è stata smantellata’’. E quindi annuncia “una grande campagna di iniziativa politica. Sfideremo a un dibattito pubblico quelli che hanno assunto la decisione di contestare la nostra legge. Faremo qui e in tutta Italia una battaglia di civiltà e di libertà. Utilizzeremo i mesi che abbiamo davanti per promuovere una grande esperienza democratica nel nostro Paese. Saranno mesi di impegno civile, di battaglia democratica”. Dice che può essere considerato uno di quelli che “Ignazio Silone chiamava cristiani assurdi, quelli per i quali il Vangelo non è una scrittura ma una testimonianza di vita”. E garantisce: “Ci muoveremo, dunque, da cristiani assurdi e faremo appello, con grande umiltà, ai nostri concittadini di andare avanti e chiederemo loro di essere protagonisti del loro futuro”. Ma al di là delle schermaglie tattiche e dialettiche, il Governatore sa bene che il lavoro svolto in questi anni di governo regionale a breve dovrebbe dare i suoi frutti. Investimenti, fondi, rapporti con Comuni e enti locali, che potrebbero essere chiamati a una scelta qualora De Luca decidesse di scendere in campo comunque. Sono i giorni delle trattative e del silenzio: delle continue chiamate tra Napoli e Roma per cercare di smorzare i toni e provare a costruire una collaborazione piena che superi ogni egoismo.
CRONACA
12 gennaio 2025
De Luca, inverno caldo: fedelissimi in campo per mediare col Pd